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Dopo il precedente e fortunato La luce oltre la porta, l’autrice, con questo suo nuovo libro, propone un viaggio verso la ricomposizione poetica dell’ identità frammentata. La vita può essere intesa nei suoi aspetti fondanti se lo sguardo sa spingersi sin dove lumeggia quella visione originaria che, offrendosi come specifica modalità dell’intuizione immaginativa, fa assistere l’Io alla manifestazione primaria del suo esserci nel mondo. A partire da questa visione, portata a coscienza nelle sue implicazioni esistenziali, ciascuno sceglierà e deciderà l’orientamento del suo pensiero e delle sue azioni.
Tuttavia tracciare un percorso tra pensiero e esperienza è cosa difficile in un tempo in cui l’essere umano ha persino dimenticato di sognare.
Il satiro e la luna blu si precisa come un vero e proprio viaggio a ritroso: dalla razionalità astratta, che mira a depurare il linguaggio da ogni sovraccarico simbolico, al “cuore visionario dell’immaginazione”, che, al contrario, dalle immagini si lascia volutamente trascinare, le assimila e le rivive per offrirsi alla “reverenza poetica” nei confronti dell’esistenza.
Nel corso di questo viaggio “lungo e solitario” si è indotti a riflettere sulla natura delle illusioni e dei “travestimenti” a cui l’Io è ricorso nel tentativo di adattarsi al mondo. Alla fine, tali illusioni verranno comprese nel loro ambivalente significato e gli occhi si apriranno su scenari immaginativi e conoscitivi imprevedibili.
Al centro dell’opera vi è una figura emblematica: Alma, donna particolare assunta ad esempio del tipo immaginativo per eccellenza. Sarà lei – con il suo dolore, con i suoi sogni rivelatori, con la sua ricerca di sé e col suo incoercibile slancio – a tracciare un sentiero denso di segni e di simboli che trascendono la sua storia personale per divenire un paradigma di significazione complesso e coinvolgente nella cui trama si può individuare “la favola più bella del mondo”: quella di Amore e Psiche. È un sentiero che passa attraverso l’analisi junghiana, sulle tracce di un profondo quanto vitale processo creativo che invita a mettere alla prova i convincimenti più consolidati e indiscussi.
Con una scrittura di crinale che scopre passaggi e svincoli sorprendenti tra l’abbandono e il pathos del registro narrativo e la sorvegliata precisione di quello saggistico, Carla Stroppa evoca la visione aurorale da cui il processo creativo ha avuto inizio. Solo grazie a tale esperienza condotta sul confine tra memoria e desiderio, è possibile accedere al centro dell’anima, dove si attiva la sola leva capace di dare vita a immagini e pensieri ancora in divenire.