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Nuova Edizione 2014
Con Labirinto veneziano, Marina Gasparini Lagrange ci induce a meditare su ciò che noi effettivamente siamo; sul “mistero” che la nostra persona – ben al di là di ogni apparenza – cela tra le sue intricate vie.
È nostro compito, ci segnala l’autrice, spingerci oltre lo spazio fisiopsichico che ci trattiene e – affidandoci di volta in volta alla scalarità logica o al balzo emozionale – incontrare finalmente noi stessi, quel “mistero”, che ci affascina e insieme ci sgomenta.
L’esperienza del labirinto non può essere elusa dalla sensibilità umana. E l’autrice ce lo dimostra in questo suo viaggio “veneziano” che conosce brevi soste, mai permanenze. Un viaggio che ci stimola all’interrogazione ininterrotta con esiti sorprendenti.
Annota con precisione Marina Gasparini Lagrange: «L’esperienza del labirinto è un errare tra le ombre con un fragile filo tra le mani».
Quel “fragile filo” a cui aggrapparsi lungo il tortuoso e tenebroso percorso è di volta in volta la poesia, la narrazione, l’arte, l’architettura… Ce lo indicano le figure reali, mitiche o immaginarie che l’autrice convoca nel suo libro: Piranesi, Tiziano e Marsia, Watteau e Pierrot, Rilke e Malte, Lotto e Guardi, Brodskij, Orfeo ed Euridice.
Queste figure hanno il compito di rivelarci che tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere liberi è dentro di noi. Abbiamo bisogno di grande concentrazione e di straordinaria profondità per liberarci dalla prigione delle apparenze in cui viviamo e che frequentemente scambiamo per la realtà. E attingere agli strati più profondi della nostra anima.
La nudità è il segreto di ogni essere umano. Prendere la via del labirinto – cercando il luogo irriconoscibile dell’esistenza tra essere e apparire – è la sua vertigine.
(dal saggio interpretativo di Flavio Ermini)