pagine 304 | prezzo 27€ | cm 14,5,x21

Fin dalle origini del lavoro di Freud e Jung, il linguaggio è lo strumento su cui si incardina il metodo psicoanalitico, basti pensare alla celebre definizione della psicoanalisi come talking cure data da Anna O., la geniale paziente di Breuer. Il linguaggio è un’entità quanto mai complessa, teso com’è tra una spinta definitoria che può diventare opprimente e una indeterminatezza espressiva che può diventare angosciosa, tra il dire troppo e il dire troppo poco, tra il comunicare e l’afasia, tra il significato come “sasso in bocca” al significante, secondo il noto asserto lacaniano, e significanti logorati dall’uso e divenuti vuote parole, e ancora tra l’essere contemporaneamente strumento di verità e liberazione e strumento di menzogna e manipolazione. Ma se sappiamo accettare questa opposizione polare di fondo, il linguaggio può liberare la propria inesauribile capacità espressiva ed essere uno straordinario strumento di cura.
Potremmo allora riformulare il conflitto intrinseco al linguaggio ricorrendo ai termini amati da Umberto Eco e presi in prestito da Apollinaire di Ordine e Avventura: termini polari anch’essi ma che consentono un respiro oscillatorio della mente, un ciclo di Krebs psicologico ricco di potenzialità espressiva e trasformativa.
Il linguaggio dunque come “organo” vitale e strumento di cura raffinato e complesso. E proprio in ragione di questa vitalità e di questa complessità, nello spirito dell’“enciclopedista” à la manière de Umberto Eco, cioè di una figura che, a differenza dell’esperto, riconosce il bisogno costante di muoversi alla ricerca di nuove strade e nuove connessioni all’interno di un modello rizomatico di conoscenza, non potevamo non ricorrere nuovamente all’aiuto di compagni di viaggio di altre discipline che pure si confrontano costantemente con la croce e con la delizia dello strumento linguistico, dalle letterature comparate alla semiotica, dall’antropologia culturale all’informatica, passando per la filosofia.
Vi offriamo col presente volume il frutto di questa avventura, consapevoli più che mai dell’importanza del fare cultura o, come poeticamente viene detto nel mondo junghiano, del “fare anima”.

Testi di
Carola Barbero, Maria Rosa Bovero, Adriano Cacciola, Stefano Candellieri, Felice Cardone, Stefano Cavalitto, Alessandro Defilippi, Davide Favero, Michela Fiore, Valentino Franchitti, Maria Teresa Giaveri, Marta Girardi, Chiara Lombardi, Mauro Longoni, Vivienne Meli, Riccardo Mondo, Carola Palazzi Trivelli, Eva Pattis, Francesca Picone, Francesco Remotti, Silvia Romano, Marilde Trinchero, Ugo Volli, Gloria Vona


 
pagine 136 | prezzo 15€ | cm 14,5,x21

Pubblicato per la prima volta nel 1988 a New York, per i Dipartimenti di Italianistica della State University, con a fronte la versione inglese di una traduttrice d’eccellenza come Amelia Rosselli, Body movements viene edito solo oggi per il mercato italiano. L’opera è una esplorazione dinamica del corpo vissuto nella stagione che più lo valorizza, l’estate marina e vacanziera, e nella funzione che più lo esalta, quella sessuale, sottintesa o più spesso esibita con una sincerità disarmante e accattivante. Ma gli allettamenti e gli incanti dell’eros sono di continuo pervasi da un’ansia di fondo, da un senso di inappagamento e di vuoto, che la dimensione carnale, nella sua fragilità desiderante, non riesce a colmare. La lingua usata tende a diventare una sorta di protesi, di prolungamento della fisiologia del corpo, espressa per sintagmi e segmenti attimali, sospensioni sintattiche, balbettamenti o accelerazioni ritmiche, spazi bianchi, impasti lessicali pieni di dialettismi e onomatopee, idiotismi e neologismi: una lingua guizzante, temeraria e spericolata come quei “movimenti” che vuole riprodurre.
In appendice una ricca antologia critica, foto di alcune pagine originali – dattiloscritte, con correzioni a mano – della Rosselli, e una galleria fotografica sulla presentazione storica dell’opera.