pagine 552 | prezzo 30,00€ | cm 14,5,x21

Il dio nella vita, I, Il mio essere nel nostro mondo, è un’autobiografia spirituale, con taluni squarci fantastici, che percorre eventi, idee e sogni dalla nascita dell’autore (1941) a oggi. Si tratta di oltre ottant’anni della storia sua e di tutti noi, pure con proiezioni sulla vicenda anteriore del XX secolo e, a tratti, del XIX. L’autore interroga infatti la propria storia, ma al tempo stesso quella effettiva di tutti noi, cercandone sempre significato e fine, transitorio e perenne, psicologico, etico-politico e spirituale. L’interrogazione, per quanto profonda e documentata, è sempre molto soggettiva, smuovendo perciò, nell’autore, eros pathos e logos al tempo stesso; e, perciò, si svolge in versi, al modo dei filosofi più antichi, ma pure di taluni poeti-filosofi contemporanei. La poetica narrazione prosegue la ricerca di Psiche e eternità. Alla ricerca del dio perduto e di Nietzsche dopo la follia. Romanzo dionisiaco, e anticipa il seguito vero e proprio del presente poema: Il dio nella vita. Lo svelamento dell’Essere dopo la “morte di Dio”, in cui si delinea una visione della liberazione umana in cui, “dopo” la morte di Dio, l’Uno sembra di nuovo in cammino, ma come radicale della vita e nella vita, biologica e spirituale, individuale e solidale al tempo stesso. Si delinea perciò, via via, una visione rinnovata della liberazione umana, sociale solidale e spirituale, nel tempo della fine delle grandi speranze del passato (con i rischi di catastrofe incombenti). Il tutto anticipa lo svolgimento dottrinario di un ultimo volume conclusivo dell’opera: Psicologia analitica dei tipi politici. Vita interiore dell’umanità in cammino.


L’I Ching si presenta a Jung come un Crogiolo, raffinato vaso da Cerimonia per trasformare il cibo rituale da crudo in cotto. Quale metafora migliore per il lavoro analitico che, attivando conscio e inconscio, elabora il rimosso e amplifica la coscienza? Sulle tracce di Jung, che scopre la potenzialità racchiusa nelle immagini sapienziali di sintonizzarsi con l’inconscio, l’autrice presenta il Libro con stile epistolare, profondo e leggiadro, affine ai dialoghi di una seduta analitica. Nobile e Ignobile sono archetipi che incontriamo in ogni pagina del Libro. È la nobiltà dell’etica quella di cui si parla: non si acquisisce per nascita, ma si coltiva come un giardino.
Le Lettere raccolgono domande rivolte all’I Ching per sciogliere conflitti personali non risolvibili con il solo pensiero razionale. L’analista ascolta le risonanze e le associazioni, come fossero immagini oniriche, favorendo l’emersione di un nuovo punto di vista. Quando coscienza e inconscio da opposti diventano complementari, si sperimenta un’istanza psichica che li trascende entrambi e li armonizza, racchiudendo la gioia intrinseca al pensiero aurorale; un centro virtuale definito nel pensiero junghiano Sé, il Fiore d’Oro dell’antica Sapienza cinese. Un simbolo dell’Etica del vivere che può essere coltivata anche attraverso un antico rito iniziatico.

Laura Branchetti, psicoanalista junghiana, ordinaria dell’AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica), della IAAP (International Association of Analytical Psychology) e socia onoraria del LAI (Laboratorio Analitico delle Immagini), vive e lavora a Roma. Grazie alla conoscenza del linguaggio psicologico dell’I Ching ricevuto dai primi allievi di Ernst Bernhard, conduce da molti anni una ricerca sulla dimensione etica della psiche, partendo da sogni, miti, immagini, testi sapienziali d’Oriente e d’Occidente. I suoi scritti compendiano le esperienze dedicate a un felice approfondimento del dialogo tra conscio e inconscio, attivato dalle Immagini archetipiche dell’I Ching.
L’autrice ha collaborato con la “Rivista di Psicologia Analitica” e la “Rivista Tempo di Analisi” in cui ha pubblicato diversi articoli su Bernhard, sull’I Ching e sulla corrispondenza tra i primi esponenti della psicoanalisi. La Cerimonia del Sé è il frutto del desiderio profondo di consegnare alle nuove generazioni un “Crogiolo dagli anelli di giada”, nel suo valore originario.