Mysterium coniunctionis è l’ultima grande opera di Jung, considerata la sintesi del suo pensiero sull’alchimia intesa come metafora dei processi psichici. In essa Jung esplora la coniunctio, l’integrazione degli opposti (coscienza e inconscio, male e bene, maschile e femminile), come simbolo della trasformazione e realizzazione del Sé. Si tratta di un’opera complessa, densa di riferimenti a testi ermetici, simboli e immagini spesso oscuri. Questo libro, in una nuova edizione riveduta, ne propone un “distillato”, frutto della pluriennale esperienza didattica dell’autore, che rende accessibile ai lettori il nucleo del pensiero junghiano, sfrondando il discorso da eccessive amplificazioni esoteriche e limitando le citazioni dei testi alchemici.
La “distillazione” non semplifica il mistero ma ne rende più chiara la struttura: l’individuazione come processo non razionale, scaturito da forze inconsce, che porta l’essere umano a ricostruire una nuova, complessa unità interiore. La coniunctio resta un mistero biologico, psichico e metafisico, legato anche al significato profondo della (supposta) unione tra i sessi. Seguendo il percorso tracciato, il lettore è chiamato a intraprendere un proprio cammino di riflessione e trasformazione interiore.


 
pagine 344 | prezzo 28,00€ | cm 14,5,x21

Il dio nella vita, II, Lo svelamento dell’Essere nella vita degli individui dopo la “morte di Dio”, arriva dopo il racconto della vita dell’autore e della sua generazione, svolto nel tomo precedente. Ma in questo volume l’autore si connette in particolare a un altro suo libro di questo stesso ciclo, Nietzsche dopo la follia. Romanzo dionisiaco. Lì un Nietzsche risvegliato dalla decennale follia, si confrontava avventurosamente, e dialogava accanitamente, con il suo dio della vita e nella vita (Dioniso). Ma il “dio nella vita” di Nietzsche, per quanto risvegliato, e “proseguito” dal punto in cui quel filosofo era arrivato prima di impazzire totalmente, non poteva essere del tutto quello dell’autore, che è stato segnato da sessant’anni, nel consenso come nel dissenso, pure dal dialogo con Marx e, da oltre quarant’anni almeno, anche da quello con Jung. Così qui l’autore si confronta col suo “dio nella vita” in cammino, che naturalmente è anche il suo Sé: quello che a lui pare il punto alfa-omega della sua psiche. Quel vivente che vive nell’essere umano come tensione all’infinito, eterno, amore, e nella vita inestinguibile, per lui sembra avere tratti di Dioniso, del Cristo, ma pure di un dio sconosciuto in cammino, comunque sentito come Uno in Tutto (e Tutti). Ciò si connette pure al titolo dell’intervista-testamento filosofico di Heidegger: “Ormai solo un dio ci potrà salvare”. Ma cosa potrebbe dirci il dio in cammino, cercando di salvarci, parlando nel nostro Sé più interiore, sia a tutti noi come singoli (in questo volume), che a noi come umanità collettiva in cammino nella storia (in un tomo ulteriore)? Questo è il problema. L’autore si pone questi interrogativi cercando di tenere insieme, e ove possibile di fondere, logos eros e pathos, come i filosofi poeti presocratici. Perciò, in questo “poema filosofico”, ragiona in poesia. Pur ritenendo di portare solo una piccola pietra al nuovo pensiero collettivo che sarebbe più necessario che mai in queste ore drammatiche della nostra storia, in cui le vecchie visioni del mondo sono tutte in crisi, l’autore viene svolgendo una sua visione.