L’eterno femminino, come Goethe lo ha rappresentato nel suo Faust, si manifesta in una forza intrinseca dell’anima femminile che spinge la coscienza umana verso il compimento delle sue potenzialità naturali, spirituali e di conoscenza superiore. Eva, Elena, Maria e Sophia sono le figure che la tradizione pagana, cristiana e gnostica ci ha consegnato per rappresentare la fenomenologia di questo percorso interiore nelle sue fasi interne. L’autrice, attraverso un rabdomantico inoltrarsi nella conoscenza, che si avvale della messa a fuoco continua di temi psicologici, simboli e topos letterari sempre relati all’esperienza clinica e alla riflessione esistenziale, considera le fasi dell’eterno femminino quale continuum di esperienza e di conoscenza essenziali, sia per la donna che per l’uomo moderni, troppo identificati con l’Io eroico maschile, teso a superare i limiti umani in un costante delirio di onnipotenza che esclude dal suo orizzonte la morte e la fragilità. Sophia è la potenzialità dell’anima iniziata alla dimensione transpersonale della psiche: è la visione dell’intero, riguarda entrambi i generi e in entrambi può essere presente o assente. Rappresenta la speranza di compimento del processo individuativo. Sophia è l’ethos che passa attraverso la differenziazione dell’Io dal Tutto originario, ma a esso sa tornare col filtro e col potere trasfigurativo della cultura e del discernimento etico, acquisiti nel rapporto col mondo e nell’incontro/scontro con l’ombra individuale e collettiva.

Ma la storia dell’umano comportamento, del pensiero e dell’immaginazione è lì a dimostrare che l’eterno femminino può essere tanto salvifico quanto demonico. Trascurare il suo lato d’ombra sarebbe un grave errore. Sempre in contatto con l’esperienza clinica e in un dialogo sottile e appassionato con l’immaginario letterario, vengono accostate molte figure femminili di cui l’autrice esplora luci e ombre. Così sulla pagina compaiono miti e storie ad alta densità simbolica: Psiche della favola di Apuleio, Biondetta del Diavolo innamorato di Cazotte, Carmilla di Le Fanu, Shoko di Paolo Lagazzi, Shahrazad delle Mille e una notte, la balia e la pastorella del Visconte dimezzato di Calvino, le Sirene dell’Odissea, e altre ancora, in un girotondo di situazioni che si dipanano all’interno di un’ambivalente complicità col Diavolo e consentono una pregnante riflessione esistenziale e psicologica che sa collegare la letteratura alla vita.


 
pagine 296 | prezzo 20,00€ | cm 14,5x21

Alfabeto delle proprietà si configura come un dizionario minimo di parole ricorrenti nella filosofia contemporanea. La scelta obbedisce ad un unico criterio: proporre quelle parole che nel presente continuano a caratterizzare i nostri interrogativi sull’esistenza. Sono parole che ci aiutano – attraverso metafore e storie – a comprendere qualcosa della realtà che ci attornia. Lo fanno attraverso un procedimento molto particolare: ognuna evidenziando un senso nascosto, quasi sempre inedito.

A questo proposito Andrea Tagliapietra ci indica che ogni parola ha la sua “proprietà”, il suo senso più “vero”. Misurarci con tale “proprietà” può aiutarci ad aprire un varco sul patrimonio sotterraneo della vita del linguaggio. Attraversare questo varco vuol dire mettere tra parentesi le teorie sulle quali abbiamo edificato i nostri saperi e fare ritorno all’essere del mondo così come questo si manifesta, nel suo apparire. Vuol dire muovere un passo incontro alla poesia.

Alfabeto delle proprietà si costituisce sul piano filosofico come il confrontarsi, il contendere, il dibattere di una “cosa” con “qualcuno”. Si precisa sul piano poetico come il disporsi in ascolto del suono essenziale di ciò che si desta. Si determina in vista di un unico problema: capirci qualcosa di questa nostra vita.