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Studi recenti hanno dimostrato che esiste in tutti noi non solo una disposizione a fare cose con gli altri, ma anche a fare cose per gli altri, e non è detto che si tratti soltanto della sublimazione di un istinto riproduttivo e di una spontanea predisposizione genitoriale.
È su questa spinta alla cooperazione e all’aiuto che si basano, appunto, le cosiddette professioni di aiuto: infermieri e infermiere, medici, assistenti sociali, psicologi clinici, educatori, fisioterapisti, psicoanalisti (…).
Però (…) esiste pur sempre un problema di equilibri: chiunque può dedicarsi volentieri agli altri, a soggetti non imparentati, per un paio di ore al giorno, o tre, o un poco di più, e qui ha anche bisogno di riceverne riconoscimenti e soddisfazioni; però quasi sempre ha poi bisogno di “staccare” e di pensare a se stesso, o a se stessa, e a i propri familiari più stretti, per il resto del tempo. Sono ben poche le persone disposte a dedicarsi in modo affettivo agli altri per molte ore al giorno, senza riceverne un riconoscimento immediato. Ed ecco la conclusione: se una persona si occupa degli altri, di non-parenti, di individui non inclusi fin da prima nella sfera intima, dimostrandosi disponibile in senso non strettamente e impersonalmente tecnico ma anche in senso affettivo, e se non ne riceve un riconoscimento immediato di successo e di gratitudine, e se le ore di questo dispendio affettivo sono molte ogni giorno, questa persona si trova a svolgere, nell’insieme, un’attività innaturale. Fa fatica; spesso si arrabatta; talora, cerca gratificazioni compensative improprie, per esempio soddisfazioni di potere (…).Altre volte, e sempre per gli stessi motivi, va incontro a sindromi di bum out. Io credo che nel difficile lavoro di selezione e di addestramento di medici e psicologi disposti a fare gli psicoterapeuti e gli psicoanalisti occorra tenere conto, prima di tutto, di questa problematica e chi sceglie questa impegnativa professione ne deve pure avere coscienza.
Giovanni Jervis
PARTE PRIMA – PSICOTERAPIA
Naturalità e innaturalità delle psicoterapie Giovanni Jervis
La terapia attraverso il linguaggio: dall’approccio analitico a quello simbolico Paolo Francesco Pieri
Sfondi della psicoterapia analitica
Enzo Vittorio Trapanese
La psicoterapia, l’ironia, l’onestà
Maria Ilena Marozza
Per una psicoterapia fenomenologica Giovanni Stanghellini
L’apparente specificità della clinica Mauro La Forgia
PARTE SECONDA – FILOSOFIA E SCIENZA
Del comprendere. A partire da Wittgenstein Fabrizio Desideri
Essere nel mondo: io e il mio doppio Giuseppe Vitiello
PARTE TERZA – NEUROSCIENZE
I neuroni specchio e l’ipotesi dello sfruttamento neurale: dalla simulazione incarnata alla cognizione sociale Vittorio Gallese
APPENDICE
Riflessioni su “L’altro maestro” Gerardo Botta
L’analizzabilità del candidato-analista nel terzo millennio. Una professione in via di estinzione? Gianfranco D’Ingegno
La personalità dell’analista come principale strumento del lavoro analitico. Ma quale formazione? Margherita Vannoni