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La facciata di una casa non appartiene a chi ci abita, ma a chi la guarda. L’antica massima orientale ci fa notare che possiamo disporre dell’esterno della nostra casa assai meno che dell’interno. L’opinione degli altri ci condiziona su quello che noi mostriamo di noi stessi: ciò che di noi sentiamo deve fare i conti con ciò che di noi appare. Ciò che un soggetto sente dentro sé spesso contrasta con la parte che deve rappresentare. Il problema di questo conflitto occupa uno spazio centrale nel pensiero junghiano. Con Anima e Persona Jung indica la polarità che racchiude una drammatica tensione, quella dell’essere se stessi secondo la realtà dell’anima e quella dell’adeguarsi all’ambiente sociale. In quanto persone, ossia esseri relazionali, si rischia fatalmente di vedersi solo con gli occhi degli altri.
La parola “persona”, con cui si indica un individuo, deriva dal latino persona, il nome della maschera teatrale che nell’antica Roma indicava l’attore della commedia. La maschera serviva a connotare il ruolo del personaggio al primo apparire in scena, agevolando così la comprensione da parte del pubblico: il militare spaccone, il padre di famiglia, la figlia da marito, il ricco mercante… tutti dovevano essere immediatamente riconducibili a un tipo ben definito della vita quotidiana.
Jung ha indicato con il nome della maschera romana la modalità con cui noi ci presentiamo agli altri. Analogamente a quanto avveniva nella comoedia, a ogni nuovo incontro la Persona di ciascuno di noi viene classificata e giudicata con un colpo d’occhio, spesso definitivo.
La Persona è la vivente carta d’identità di cui ognuno è portatore nel tessuto sociale. Come una vera maschera. Ma i ruoli che regolano la vita sociale sono, secondo la psicologia junghiana, altrettante maschere prodotte dall’inconscio collettivo, manifestazioni archetipiche che nei tratti essenziali restano immutate nelle culture di ogni tempo. Fatto che conferisce alla Persona un enorme potere: come non si può indossare una maschera senza venirne condizionati, così alla lunga la Persona modifica la natura intima di chi la porta. Da qui la drammatica tensione fra Anima e Persona, fra soggetto e collettività, fra essere e apparire.
Nella polarità Anima-Persona, la prima è di gran lunga la più esplorata da parte di Jung e dalla successiva letteratura junghiana. Una lacuna che questo lavoro si propone di attenuare. Lo rende opportuno anche il fatto che, nella società-spettacolo in cui viviamo, siamo sempre più segnati dalla maschera che portiamo. Addentrarsi nella profondità dell’archetipo della relazione, indagare il rapporto che la Persona-maschera ha con l’Io come soggetto, esplorare l’enigmatico legame fra la maschera e il volto: sono questi alcuni dei temi con cui il lettore è invitato a confrontarsi.