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«Quando l’analista da un’interpretazione deve essere possibile all’analista e all’analizzando vedere che ciò di cui egli parla è udibile, visibile, palpabile o odoroso in quel momento» (W. R. BION).
Questo libro nasce dall’omonimo convegno organizzato a Cremona nell’ottobre 1997, e ha come fine dichiarato quello di ricercare nell’esperienza sensoriale uno dei momenti fondanti del rapporto terapeutico.
Il convegno, e ora il libro, è occasione di confronto tra psicoanalisti di differente formazione e musicologi o musicisti, all’insegna di un comune disegno per ordinare il materiale immaginario, sia pur nei diversi linguaggi, della musica e della psicoanalisi. Più che oggetto di analisi e interpretazioni, la musica è infatti qui proposta come la più coinvolgente delle arti, la più vicina tanto alla “voce dell’anima” quanto alla sensorialità del corpo. La musica come ascolto che genera immaginazione, che riaccende affetti e passioni, come “spazio” nel quale entrare per emergerne trasformati. La musica come la traccia sensibile che permette di uscire dai labirinti della mente. Di dominio dell’estetica, la musica si ricollega allora alla psicoanalisi in quanto esperienza relazionale capace di dar forma a una verità, come linguaggio metaforico in cui si riflette la nostra vita emotiva, al di là della razionalità della parola.