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Questo è il testo di una conferenza di Jacques Derrida tenuta a Roma nel 1996. “Mentire è voler ingannare l’altro, talvolta anche dicendo la verità. Si può dire il falso senza mentire, ma si può anche dire la verità con lo scopo di trarre in inganno, cioè mentendo. Ma non si mente se si crede a ciò che si dice, anche se è falso”. Derrida affronta il problema della verità, tema filosofico per eccellenza, attraverso lo “spettro” della menzogna. Da una sorta di “storia” della menzogna – della quale il filosofo discute innanzitutto la possibilità stessa – emerge il tema, anch’esso fondamentale per la filosofia, del rapporto tra verità e politica. Al centro del discorso ci sono le posizioni di Koyré e di Hannah Arendt, ma Derrida fa partire la sua “storia” da Nietzsche e, attraverso Platone, Sant’Agostino, San Paolo, Kant, Hegel e Heidegger, arriva fino alle guerre d’Algeria, del Golfo, del Ruanda e dell’ex Jugoslavia. Nel suo denso saggio di commento Lucio Saviani fa emergere molti temi nascosti tra le pieghe del discorso di Derrida chiarendone tutta l’attualità, a distanza di anni, per il nostro tempo di fake news, A.I., propaganda politica e comunicazione in tempo di guerra.
Jacques Derrida (1930-2004) è stato uno dei più grandi filosofi del Novecento. Conosciuto come il padre del decostruzionismo, oltre a essere stato tra i fondatori del Collège lntérnational de Philosophie, ha insegnato all’École Normale Supérieure, all’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales e in diverse università americane. Tra le sue opere, tradotte in più di venti lingue: La scrittura e la differenza (1967), Margini della filosofia (1972), Spettri di Marx (1993), Politiche dell’amicizia (1994), Donare il tempo (1996).