pagine 288 | prezzo 20,00€ | cm 11,5x16,5

Fare anima è l’arte di foggiare immagini nello stile della psicologia di Carl Gustav Jung e James Hillman. E le immagini sono storie che curano. È in quest’ottica che uno psicoterapeuta in crisi incontra un paziente convinto che in un’altra vita un sacerdote egizio gli abbia rubato l’anima. Ma che cosa è l’anima oggi? Cosa vuol dire perdere l’anima? Per rispondere alla domanda si dovrà entrare nel profondo della psiche e toccare temi antichi e attuali quali la malattia mentale come percorso di formazione, il rapporto tra psicologia e religione, la tecnologia digitale, l’ecologia, la crisi climatica e la ricerca di nuovi miti.
In una fantasmagorica sequenza di dialoghi che vedranno coinvolti diversi personaggi eccentrici, il Dottore andrà alla ricerca dell’anima del Sig. K. scoprendo inaspettate verità che trasformeranno la vita di entrambi.


 
pagine 80 | prezzo 10,00€ | cm 14,5,x21

Due temi attraversano questo concentratissimo libro di poesia e intrecciandosi lo innervano: la quête amorosa e lo statuto della parola poetica. Secondo libro del poeta romagnolo Lorenzo Babini, e prova di una sicura maturità espressiva, esso fa convergere testi apparsi in edizioni minori e riviste – e inevitabilmente messi in luce dalla critica più avvertita – insieme a nuove composizioni nelle misure di un’architettura che apre e chiude con i tratti di un paesaggio golenale di illusive rifrazioni.
A centro una camera che posta alla sommità di una torre e circondata da spalti è specchio del desiderio erotico e banco di prova della poesia. Siamo nella seconda cobla della più celebre sestina del trovatore Arnaut Daniel, il “miglior fabbro del parlar materno” onorato da Dante (Purgatorio, XXVI), e la cambra inaccessibile ne è l’immagine più ardita, nella fulgida e intangibile sua valenza simbolica. Ma è l’intero libro ad essere tramato di reminiscenze trobadoriche, a farsi lucido testimone dell’amore di lontano, l’amor de lonh provenzale qui vivo nel confronto con l’assillo della parola e la messa a punto di una strumentazione necessaria.
Autore colto e visionario Lorenzo Babini è infatti a un tempo essenziale e sorvegliatissimo nel varare, al pari di un’arca salvifica, una poesia “di legno e bitume” adatta a prendere il largo. A questa sola condizione avranno corpo, in un’invenzione continua e coinvolgente, figure che sarà difficile dimenticare come quei “soldati / vestiti di scaglie di pesci / o carapace”, o, scesi da una tavola di Paolo Uccello, quei lancieri mossi anch’essi da una quête su un ghiaccio infido di inizio primavera. O ancora, e nella desolazione che unicamente il tempo sa mettere in scena, quell’antico scriba sumero “rimasto solo a parlare” e a chiedersi, per chi dopo di lui verrà, “chi siamo noi / prima dei nomi?”
Marco Vitale