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Un libro che non vuole celebrare la favela, ma che da una maniera di vivere ne ha tratto un metodo, diventato esperienza incisiva e quindi replicabile. Conveniente; perfino desiderabile. Infatti, chi non vuole il bello?
Quando il vuoto viene riempito da un’umanità in atto, tutto cambia. Anche un luogo come la favela, che non fa audience ma che, vissuta come qui viene illustrato e descritto, sprona ad uscire da un pensiero collettivo oramai sterile e a ripopolare le nostre povertà, le nostre favelas di disagio, con la medesima vivacità e con lo stesso sguardo di speranza che molte opere silenziose coltivano ai quattro angoli del mondo. Chiedono tutte la stessa cosa: guardare, ascoltare, abbracciare; e lo fanno partendo da un’umanità riscoperta amica, alleata.
Starci, quindi, per tornare a capire che una compiutezza lieta è possibile. “Ogni sguardo ha un sapore eterno”, viene ricordato. Sia per estensione nel tempo, che come profondità dell’istante.
Queste pagine rappresentano un breve viaggio fatto d’immagini, testimonianze e perfino note musicali, per rivelare un modo di vedere oltre, per riscoprire quel desiderio di bellezza che cova nel cuore e che ovunque si accende, non appena intravede – quasi presentendolo – ciò che gli corrisponde.