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Nella nostra quotidianità ci capita molto spesso di entrare in un bar per prendere un caffè o un aperitivo, lo facciamo con una certa disinvoltura senza dare alcun rilievo al luogo stesso. Bar, caffè, bistrò, pubs e, più in generale, i servizi pubblici di ristoro svolgono viceversa una funzione importante nella società contemporanea come “luoghi terzi”, interstiziali, a metà tra il mondo della famiglia e il mondo del lavoro. Costituiscono cornici all’interno delle quali si sviluppano dinamiche particolari, dove si rinforzano le identità e il capitale sociale preesistente ma anche si aprono nuove relazioni con lo sconosciuto. Il testo affronta questi temi partendo da una analisi delle varie popolazioni che troviamo in città e che frequentemente vengono a contatto proprio negli esercizi pubblici. Da luoghi di formazione della opinione pubblica oggi i bar sono soprattutto luoghi di passaggio dove però i soggetti possono ancora mettersi in gioco – aprendosi a nuovi rapporti – o, al contrario, chiudersi in sé stessi. Rappresentano tanto il contesto del leisure e della aggregazione, quanto lo specchio delle solitudini metropolitane. Essi ricalcano il genius loci di una città oppure ne stravolgono l’immagine più consolidata rispondendo a pratiche di consumo globalizzate. Sono infine di vario tipo: dal locale storico al bar di periferia, dall’osteria di campagna al chiringuito sulla spiaggia, dal bar del museo all’internet caffè. Luoghi dove amiamo perderci come flâneurs solitari o in compagnia delle persone che più amiamo.