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Credere, terzo volume della trilogia Percorsi di umanizzazione, è costruito attorno ad una tesi semplice: non c’è umanizzazione e maturazione possibile senza la disponibilità ad accogliere le due sfide che la vita pone a tutti e a ciascuno: imparare ad amare e prepararsi a morire. Ma per rispondere positivamente a queste pro-vocazioni che la vita pone, costituisce una grande risorsa guadagnare una prospettiva in senso lato religiosa della vita: essa aiuta infatti “l’accettazione dell’inaccettabile” – come scriveva Tillich, cioè aiuta ad accettarci per quello che siamo, a vincere l’angoscia per riposare nella fiducia. Questo terzo volume tratta dunque del credere e dell’esperienza religiosa in senso lato, come dimensioni umane tanto universali quanto costitutive e risorse preziose nel compito di divenire uomini e donne adulti. Una esperienza, quella religiosa qui descritta, che non è monopolio delle religioni tradizionali, in quanto parte costitutiva dell’umano.
Le religioni, da sempre, rivestono numerose funzioni psico-sociali: nella prima metà della vita e nella giovinezza della società contribuiscono alla strutturazione e stabilizzazione dell’Io e danno un fondamento alla socialità. Ma tale religiosità può degenerare, e questo succede quando la dottrina, il dogma, il principio etico, l’istituzione, divengono più importanti delle persone concrete e della loro sofferenza, e la ‘lettera’ diviene più importante dello ‘spirito’. Da qui la necessità di una religiosità per la seconda metà della vita e per la maturità della società, che consiste nella capacità di cogliere e vivere la dimensione mitica e simbolica che è intrinseca ad ogni tradizione religiosa. Una religiosità incentrata sull’esperienza (di Dio o della Vita nella sua integralità) e contrassegnata dalla disponibilità al dialogo e dal servizio alla Vita, a trecentosessanta gradi.