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Questa nuova serie della rivista “l’Ombra” riprende il progetto della prima serie pubblicata tra il 1996 e il 2000. La rivista aveva preso forma modellandosi sugli interessi dei suoi collaboratori che, partendo perlopiù da una formazione filosofica o letteraria, in parte si rivolgevano all’opera di Jung nella convinzione di trovarvi indicazioni e suggerimenti particolarmente utili per guardare ai temi dell’immaginario e del simbolico, in parte erano interessate a questi stessi temi, ma senza alcun accento junghiano. La rivista aveva così assunto un carattere bifronte, che cercava di impaginare Jung nella cultura contemporanea, fosse pur solo come nota dissonante.
Si era tentato di fare questo con forze che erano quelle di un piccolo gruppo di amici, riuniti sotto la sigla, piuttosto ambiziosa, di Associazione per la Ricerca Junghiana (A.R.J.). Il gruppo si è mantenuto (il che non è poco) e consolidato nel corso di questi anni. Riprendiamo la pubblicazione della rivista nel momento in cui si apre la possibilità di rinforzarne entrambi i versanti. L’ingresso dell’A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca sulla Psicologia Analitica) nella redazione consolida il riferimento junghiano garantendone l’ancoramento alla clinica, senza ilquale rischierebbe di evaporare in pura teoria; anche se, naturalmente, gli articoli provenientidall’A.R.P.A. non si limiteranno all’ambito clinico. La collaborazione di studiosi, di indirizzi e interessi diversi, appartenenti perlopiù alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, arricchisce l’altro versante.
Non c’è in questo nessuna tentazione eclettica. Piuttosto la persuasione che, se “Polemos è padre di tutte le cose”, quando persone diverse, da posizioni diverse, vedono e cercano di descrivere, con parole diverse, cose che sembrano simili, lì, forse, qualcosa da vedere c’è.
Questo primo numero si apre con un saggio sul Libro Rosso di Jung, che entrerà negli Atti del Convegno, organizzato a Torino su questo fondamentale testo junghiano dall’A.R.P.A., e che Augusto Romano ci ha gentilmente concesso di pubblicare in anteprima. Oltre ad essere la migliore ouverture che ci potessimo augurare, questo saggio invita a un’altra considerazione.
Il Libro Rosso è il secondo testo pubblicato dalla Philemon Foundation, sotto la guida di Sonu
Shamadsani. Il primo, anch’esso importante, anche se non ha avuto, per ovvi motivi, la stessa risonanza, è stato la corrispondenza completa tra Jung e il benedettino Padre White, autore del libro God and the Unconscious. I due testi sono l’inizio di un programma di pubblicazione completa degli inediti di Jung, inclusa l’intera vastissima corrispondenza, e di ripubblicazione, con criteri scientifici aggiornati, dei testi già editi, compresa la raccolta delle Opere, riorganizzata secondo un ordine cronologico e non tematico.
Questo progetto, che è davvero, come si vede, un “vasto programma”, dovrebbe tra l’altro permettere di considerare Jung, in primo luogo se non esclusivamente, come Autore, indipendentemente dal mito e dai miti che sulla sua personalità, indubbiamente non comune, si sono, non senza un qualche compiacimento dell’ interessato, venuti addensando.
Si parva licet, la nostra rivista vorrebbe anche provare a seguire il procedere di quel progetto; speriamo che non si debba finire per rimpiangere la vecchia immagine dello “stregone che ha fatto di Zurigo la nuova Timbuctu”.