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Tipi Psicologici fu il volume che in Italia inaugurò la pubblicazione completa delle Opere di C.G.Jung; alla sua traduzione prese larga parte Cesare Musatti. Da sempre Tipi Psicologici è stata una delle due letture cardine fra quelle essenziali nella formazione di un analista junghiano (l’altra è Simboli della Trasformazione).
Sulla distanza, inaspettatamente, in larga parte degli analisti junghiani tanto interesse si è affievolito. I Tipi, nell’insieme, non costituiscono più lo strumento che Jung e i suoi allievi avevano indicato come fondamentale nel lavoro analitico e, prima ancora, nel processo individuativo.
A sorpresa, in settori diversi da quello analitico i Tipi hanno avuto grandissima fortuna. Negli Stati Uniti e altrove hanno trovato un esteso utilizzo sia nella scuola, da parte degli psicologi che orientano gli allievi agli studi, sia nel mondo del lavoro, da parte degli psicologi della selezione attitudinale. Si calcola che ogni anno due milioni di persone nel mondo si sottopongano al Test Myers-Briggs (Myers-Briggs Type Indicatori, la cui struttura è pressoché interamente derivata dalla Tipologia junghiana.
L’autore di questo volume si è chiesto quali cause possano avere allontanato tanti analisti junghiani da questa componente così importante del pensiero di Jung. La prima parte del lavoro è dedicata tanto alla ricerca di queste cause come al modo per non restarne irretiti, per portare la Tipologia nella pratica analitica in modo costantemente fruibile.
La seconda parte riprende le intuizioni di Jung circa il definirsi di un tipo piuttosto che di un altro localizzandole in chiave evoluzionistica. Questa lettura, peraltro non dissonante dal pensiero junghiano, ha l’intento di agevolare ulteriormente l’impiego della Tipologia.
Oltre agli analisti a cui si rivolge, questo volume può interessare quanti si sono coinvolti nella Tipologia junghiana e, sia pure a malincuore, se ne sono distaccati per impossibilità a procedere.