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Si trova qui raccolta in forma antologica – ma un’antologia quanto mai ampia ed esauriente – l’opera poetica di Bruna Dell’Agnese, dal felice esordio di Stanza occidentale (che Attilio Bertolucci volle accostare alle pagine supreme di Emily Dickinson e di Virginia Woolf) all’ultima raccolta edita, Gli improbabili confini, che ricevette nel 2005 l’ambito riconoscimento del premio internazionale di poesia dedicato proprio al grande poeta parmigiano. Sei libri, dai titoli eloquenti, che indicano già di per sé i luoghi e i temi e i tempi privilegiati di questa poesia quieta e appartata, nutrita di natura e di anima, attenta agli indizi minimi dell’esistenza, al frusciare di una foglia, al declinare di una stagione, ma anche civilmente intesa a denunciare l’aridità dell’uomo contemporaneo, la sua sordità ai segni gloriosi e splendenti del mondo: Stanza occidentale (1985), Vuoto in giardino (1992), Bassa marea (1996), Correndo l’anno (1999), Nel fruscio del quotidiano (2001), Gli improbabili confini (2004). Ai quali si è voluta aggiungere una ricca appendice di poesie inedite, quasi un cartone – già ben delineato – della settima raccolta poetica. I lettori troveranno, nella sezione conclusiva del libro, alcune delle note critiche più rilevanti che hanno accompagnato, nel corso degli anni, il lavoro poetico di Bruna Dell’Agnese. Un lavoro che si è andato configurando per scarti minimi, nel segno di una fedeltà alla propria petite musique interiore, ma anche nell’obbedienza a un compito maturato lentamente, e sentito come il compito, proprio e ineludibile, della poesia: custodire i semi della vita, celebrarne la sua onda più misteriosa e struggente, il suo frondoso intrico di luce e di ombra, di slancio e di sospesa quiete. «La gioia abitava con me dentro / il giardino. Lui solo, seduto lì vicino / non lo sapeva. / Lo interrogavo / ripetutamente: dimmelo, se lo sai, / dimmelo che cos’è la gioia», avevamo letto poco fa, nel libro d’esordio di Bruna Dell’Agnese. E ora, nella poesia che conclude questo volume, quasi un autoritratto di poeta: «La mia stanza è immersa nel silenzio; / e intorno a me è tutto ciò che amo / in un tempo che non ha mai fine».
Giancarlo Pontiggia