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La favola racconta l’iniziazione di Amore e Psiche, un lungo cammino che dalle nozze funebri, in cui dominano la cecità e la desolazione, e attraverso il dolore di Psiche, raggiunge le luminose nozze olimpiche e la nascita di una figlia, Voluttà.
Il commento di Rafael López-Pedraza, che segue passo dopo passo l’evoluzione delle vicende, si conclude ricordando che all’inizio del racconto Venere offriva, quale ricompensa a chi avesse catturato Psiche e gliel’avesse consegnata, sette baci dalla sua stessa bocca, più uno, come miele puro, con la punta della lingua; ma che gli Ellenisti attribuivano la scoperta del bacio proprio ad Amore e Psiche, un bacio erotico, molto diverso da quello di Venere, perché commuove il corpo emozionalmente. Sembra che questo bacio avvenga con maturata lentezza tramite l’apprendimento del dolore, e mai nella frenesia giovanile. La sua natura è rara e preziosa come quella di Voluttà, il frutto dell’unione di Amore e Psiche: figlia di un vivere psichico erotico, Voluttà è un dono supremo che sarebbe riduttivo chiamare “piacere”, perché rivela piuttosto l’ineffabile, e ci avvicina al carattere misterioso e mistico di questa iniziazione di cui la favola conserva le oscure tracce.