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Per volere di Romolo Valli, nel 1979, Gian Piero Bona aveva terminato la sua riscrittura dei Dialoghi di Platone legati alla morte di Socrate. L’intenzione di Valli era di pubblicare il testo teatrale e le note di lavoro dell’autore nelle Edizioni dell’Eliseo, dopo la sua rappresentazione già programmata per la stagione 1980-81. Ma Valli morì il primo febbraio 1980, e il lavoro di Bona è tornato “platonicamente” in quel mondo delle idee da cui era nato, rimanendo per ben quarant’anni quale omaggio al grande attore e a un immenso amico.
È alfine giunto il miracolo. Moretti&Vitali ha deciso di pubblicare il testo teatrale nella collana “Narrazioni della conoscenza” diretta da Flavio Ermini. Il Socrate di Bona torna in tal modo a vivere. E viene edito nella forma in cui era stato concepito.
Come struttura portante del racconto, Bona ha scelto il processo a Socrate così come viene rievocato nell’Apologia, ma solo in tre momenti: l’accusa di corruzione, che permette a Bona di “aprire” verso il Convito e il Fedro, cioè verso la teoria dell’amore e dell’ebbrezza divina; poi verso il Critone, che è in fondo il dialogo del carcere (e qui comparirà anche Platone); e infine sul Fedone con le sublimi meditazioni conclusive sulla morte e l’Aldilà.
Gian Piero Bona, piemontese, è poeta, romanziere e commediografo. Il suo primo libro di poesie è pubblicato dalla Mondadori con la prefazione di Jean Cocteau. Con i suoi romanzi ha ottenuto i premi Campiello e Strega. Tra i suoi libri teatrali ricordiamo Le tigri, rappresentato al Teatro Stabile di Torino nel 1999 e Dialoghi sublimi per Moretti&Vitali, 2013. Per la TV ha sceneggiato l’Odissea e il Leonardo da Vinci.