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Thomas Brasch scrive Rotter nel 1977, lo stesso anno di Prima dei padri muoiono i figli, romanzo col quale si era fatto interprete di un conflitto generazionale. Qualche mese dopo il testo verrà rappresentato dal regista Christof Nel allo Staatstheater di Stoccarda. Dovranno però passare ben tredici anni perché la Germania socialista ne riconosca il valore mettendolo in scena al Berliner Ensemble, nell’ottobre del ’90. Apprendista macellaio, uomo delle SA, profittatore nel corso dell’arianizzazione, opportuno salvatore del Reich. sollecito disertore al momento della catastrofe, poi al servizio dei Soviet, infine ‘eroe del lavoro’ decorato, Karl Rotter è ‘sempre pronto a partecipare, sa sempre quando è importante essere della partita o scappare’. Il suo adeguarsi, fuori di qualunque prospettiva e conseguenzialità, diventa puro quanto impotente istinto di sopravvivenza.
Nella pièce — che Hans Mayer definirà come il lavoro teatrale di Brasch ‘finora più importante’ —, in cui Rotter assume i toni straniti d’una tragica marionetta, leggiamo l’amara e scettica risposta dell’autore all’ideale socialista dell’’uomo nuovo’. E in filigrana, tra il vuoto di un’esistenza conformista, l’eco di un’inquietante domanda: Karl è un essere degradato — oppure — ‘cerca solamente, giacché manca qualsiasi freno e convincimento, di sopravvivere in una società animalesca?’. E una domanda che resta drammaticamente aperta.
(p.c.)