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Cinquant’anni fa iniziava all’Ospedale Psichiatrico di Arezzo, diretto da Agostino Pirella, una rivoluzione silenziosa ma capace di ridare vita, dignità e speranza a quel luogo di morte, cambiando per sempre la storia della Psichiatria in Italia. L’autore di questo diario, giovane psicoanalista junghiano, nel contatto quotidiano con l’istituzione scopre con fatica che i suoi strumenti teorici non sono adeguati a capire quella realtà. Inizia a confrontarsi con la follia “a mani nude”, accetta di “perdersi” in una situazione dove tutto è rovesciato: insieme con l’Istituzione ognuno deve cambiare, “da Pirella all’ultimo degente”. Da queste pagine emerge con forza documentale l’intreccio tra vissuti, meccanismi istituzionali, diversità culturali e politiche. Paolo Tranchina racconta la gioia di far parte di un progetto collettivo in cui il dialogo con la psicosi si apre ben oltre i codici della psicoterapia, e lo fa attraverso la coralità di storie che ancora ci stupiscono e ci emozionano. È la preziosa testimonianza di una delle imprese più nobili e coraggiose della nostra storia recente.
Paolo Tranchina, (1938-2019), psicologo analista specializzato all’Istituto Jung di Zurigo, ha lavorato a Milano, ad Arezzo, a Firenze e poi presso l’Osservatorio Epidemiologico della Regione Toscana. Fondatore della rivista “Fogli di Informazione” e dell’associazione “Psicoterapia Concreta”, è autore di Norma e antinorma (1978), Il segreto delle pallottole d’argento (1984), Un sagittario venuto male (1998), Inconscio Istituzionale (2006), Afrodite. Storia e Psicologia di un mito (2011).