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In questo libro, che dopo alcune ristampe compare adesso in terza edizione, Francesco Donfrancesco ha raccolto alcuni saggi concepiti da James Hillman in occasioni diverse e dispersi in riviste, come già aveva fatto con L’anima del mondo e il pensiero del cuore (1993) e Oltre l’umanismo (1996): una trilogia che bene introduce alla concezione hillmaniana dell’anima mundi, al cui centro è posto il bisogno che ha l’anima di bellezza.
I tre libri, e questo in particolare, hanno risvegliato in Italia il vivo interesse di psicoanalisti, filosofi e politici, come si è visto non soltanto in recensioni e interventi, ma anche in convegni, libri e riviste finalmente dedicati a questi temi.
La riflessione appassionata di Hillman aveva già rivendicato, nei primi due volumi, la necessità per la psicoterapia di mettere al centro del suo interesse il bisogno essenziale che ha l’anima della bellezza, per la stretta connessione di Eros con entrambe. Senza bellezza, infatti, Eros si spegne, e lo spegnersi di Eros lascia la psiche depressa e l’esistenza umana in balia di un vitalismo senza meta, senza ideale, senza entusiasmo e fede.
Hillman mostra adesso le conseguenze che ha la perdita della bellezza per la vita pubblica, per la comunità e la città, e per il paziente. L’economicismo, la devastazione ambientale, il gigantismo, la bruttezza delle città e l’insignificanza dei loro luoghi, il raggelante arredamento razionalista, sono alcuni sintomi della repressione della bellezza, storicamente effettuata dalla nostra cultura efficientista e pragmatica; sono un derivato della perdita di quel sentimento di misura e di armonia cosmica che accendono Eros, l’amore per l’anima in tutte le sue manifestazioni, non soltanto umane.
Perfino l’arte sembra aver perduto la sua connessione con la bellezza, e dunque con Psiche ed Eros, perché ha smarrito il suo referente essenziale, quel mondo immaginale che già Corbin prima di Hillman descriveva come luogo di congiunzione fra i particolari del mondo e i loro archetipi: la congiunzione, appunto, che determina il manifestarsi della bellezza nell’arte così come nella psicoterapia.
In questo volume, Hillman fonda una nuova concezione del Sé, come “interiorizzazione della comunità”, da un lato, e come continuità con il cosmo, dall’altra, invitando la psicoterapia non tanto ad abbandonare la sua ricca esperienza analitica, quanto a situarla in questo sfondo rinnovato, dove può trovare un saldo radicamento insieme all’etica di cui è in cerca l’uomo contemporaneo.