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“— Mi pare che si può fare qualcosa di meglio che sciupare il tempo proponendo indovinelli che non hanno risposta —.
— Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io —, disse il Cappellaio, — non ne parleresti come se fosse una cosa. È un lui —”. (L. Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie).
La riflessione sul tempo sembra aver raggiunto, e non inaspettatamente, livelli di indagine sempre più raffinati e articolati. Lo scorrere del tempo viene misurato e fermato in modi diversi, la sua “natura” viene definita con vari metodi e approcci: quanto più la forma della temporalità si configura tanto più si moltiplica, destrutturandosi e determinando così una gerarchia di temporalità qualitativamente differenti.
II tempo è essenzialmente elemento della cultura, forma sociale e storica di conoscenza, strumento per organizzare e strutturare realtà ed esperienze. In questo studio si descrivono le rappresentazioni culturali del tempo tenendo conto di tre direttrici: il senso ciclico e qualitativo, la dimensione lineare e quantitativa, il fattore discreto e discontinuo.
Nella prima parte, tramite gli studi etnologici, si individuano le concezioni del tempo che caratterizzano le culture “primitive” e, in particolare, la forma temporale del mito e i suoi sviluppi nella realtà quotidiana delle società tradizionali; il tempo è una rappresentazione circolare, vissuta come un eterno ritorno: tempo concreto, esperienziale, naturale.
Nella seconda parte, si rintracciano i momenti storici della cultura occidentale in cui, all’interno della mentalità feudale-rinascimentale, il tempo inizia ad essere percepito come un valore, a diventare lineare, quantitativo, omogeneo e meccanico.
Nella terza parte, si approda alla descrizione del nuovo concetto di tempo che si va configurando nelle società complesse: in informatica il tempo viene caratterizzato come operatore discreto, spezzato, discontinuo, definito dal modello digitale.
Ciascuna rappresentazione culturale del tempo costituisce un sistema simbolico che determina l’ordine, la misura e il ritmo della realtà sociale.
“— Cosa ti aspettavi? — sospirò Ursula. — II tempo passa —.
— Così è —, ammise Aureliano, — ma non tanto »”.
(G.B. Marquez, Cent’anni di solitudine).