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È possibile trasformare in modo creativo l’esperienza di una malattia difficile come il cancro, una malattia che evoca i nostri peggiori fantasmi e le nostre più intense paure?
La risposta può essere affermativa, se sapremo comprendere il significato profondo che la malattia oncologica contiene in sé, cogliendone anche il suo valore di risorsa individuale e sociale. Impiegando alcuni strumenti della psicologia analitica junghiana – analisi dei sogni, immaginazioni attive, scrittura autobiografica del profondo – l’Autrice illustra, anche attraverso la propria storia di malattia, come si possa avvicinare la dimensione inconscia del cancro, dando ascolto alla richiesta di trasformazione e di rinnovamento che essa porta con sé.
La costruzione di un rapporto attivo e consapevole con gli aspetti profondi della malattia oncologica dà forma alla possibilità pratica di partecipare ai processi di autocura presenti nella mente e nel corpo, facilita le spinte dell’organismo all’autoguarigione e il rinnovamento della personalità, trasformando così la propria esperienza di malattia in una risorsa per sé e per gli altri.
Due narrazioni paradigmatiche – la storia di Giacobbe che lotta con l’angelo e il mito di Filottète abbandonato sull’isola di Lemno – propongono poi una lettura simbolica del cancro, ipotizzando che la malattia oncologica e l’esperienza della ‘notte oscura del corpo’ siano l’espressione dello scontro/incontro tra aspetti personali e transpersonali della psiche, tra l’Io e il Sé, tra le richieste della materia vivente e la capacità umana di dare loro ascolto.
Le dieci schede che corredano la seconda parte del libro forniscono riflessioni pratiche sui vari aspetti del’iter oncologico, insieme a numerose indicazioni su come fare fronte ai disagi e alle difficoltà che la malattia procura. Da questo punto di vista, il libro, oltre a essere una riflessione sul senso profondo della malattia oncologica e sul suo valore di risorsa sociale, si propone anche come piccolo ‘manuale di sopravvivenza creativa’ alla malattia e alle sue cure – uno scritto pensato sia per i malati che per i sani, in una parola rivolto a tutti coloro che si vogliano confrontare in modo creativo con una patologia temibile come il cancro. I malati principianti sono stimolati a collocare la propria esperienza in un orizzonte più ampio di quello egoico, i secondi si possono esercitare in quella che l’Autrice definisce la “prevenzione psicologica al trauma del cancro”, ovvero l’esposizione graduale e tollerabile alla paura della malattia, la quale sviluppa competenza cognitiva ed emotiva nei suoi confronti e una più saggia e gioiosa consapevolezza dell’esistere.