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Non la “morte di Dio” caratterizza l’età moderna, età della secolarizzazione compiuta, ma l’oblio della memoria del Sacro che avvolge il Dio e lo rende divino: il Mistero. Quali conseguenze ha avuto la pretesa umana, troppo umana, di subordinare il Mistero alla verità, il Sacro al divino, è oggi sotto gli occhi di tutti. Ciascuno eleva il suo Dio, la sua verità, contro il Dio e la verità degli altri. Già la tragedia attica dette a questa hybris umana il volto del potere politico, della comunità umana tutta chiusa in se stessa, idolatra della ragione e della verità.
Ma gli umani solo allora sono rispettosi dei loro dèi, quando, non esaltandoli sopra gli altri, li lasciano “stare-accanto” alle divinità altrui, sì che ciascuno si volga al proprio dio con parole proprie. Il risveglio della memoria del Sacro – di cui pur s’avvertono, nel sottosuolo della storia, i primi segnali – comincia da questa esperienza del limite dell’umano e del divino.
Di questa esperienza il presente libro vuole essere insieme descrizione e testimonianza. Di qui la proposta di un esercizio di pensiero non espansivo, ma riduttivo, non panoramico, ma relativo, aperto alla contingenza della natura, “erbe” e “pietre”, prima manifestazione del Sacro, oltre ogni umana comunità, regola, e rivelazione.