| Fabula |

pagine : 80
dimensioni : 14,5x21
prezzo : € 11,00
ISBN : 9788871866741
Anno di pubblicazione : 2017



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Massimiliano Mandorlo
Nella pietra
 
postfazione di Pietro Montorfani 



Tutto, in questa nuova raccolta di Massimiliano Mandorlo, sembra fondato sul principio dell’omologia tra organismi diversi, tra il mondo dell’animato e dell’inanimato: miriadi di grattacieli «bucano / il costato aperto» di New York, che appare al poeta come «crocifissa / nel nero bitume»; la stazione Centrale di Milano è come il «ventre oscuro» di un’immensa balena; «arterie grandiose» pulsano «nella dura scorza minerale». Ma il poeta non si ferma qui: le sue immagini sono figure, portano in sé la fede di un fuoco rigeneratore che brucia, di una luce prodigiosa che redime: sul «ventre d’acciaio» delle viscere della metropolitana si abbatte, all’improvviso, «il presente / con la sua forza azzurra / di fiume imprevedibile»; uno stesso abbraccio «dà forza» all’acqua, «muove» la pietra; i migranti colano a picco «piantando le braccia / la croce / nei bianchi abissi del mare». In questo libro tutto impregnato dei simboli della resurrezione, anche le rocce «sepolte in montagne di buio e gravità» sono destinate a riemergere in «pareti di luce». Con una lingua che ha in sé gli accenti visionari della tradizione mistica e scritturale, il poeta vede «la pietra liberata, / la terra esplodere / dalle sue crepe ferite / come un canto». Tra stasi e divenire, buio e luce (parola-chiave, insieme a «pietra», del libro, con la quale condivide il maggior numero di occorrenze), la città dell’uomo di agostiniana memoria pare sprofondare «nell’eterna / battaglia del presente», riemergendone solo nella comunione con i morti-dormienti, e nel nome di Colui che da sempre conosce «gli altipiani ventosi» del cuore. Perché anche il cuore è pietra, e come la pietra conosce «la doppia ricchezza / di gloria / di gloria / ed erosione». Nel segno di una poesia di forme essenziali e di apocalittica tensione, Massimiliano Mandorlo sa rielaborare nella sua lingua scheggiata e sofferente la grande lezione dell’ultimo Luzi: nel «viaggio / terrestre» evocato esplicitamente verso la conclusione del libro, è già compendiata una metafora di vita, e una idea di poesia come forza rigeneratrice e trasformatrice del cuore umano.

G.P.