| Amore e Psiche |
Francesco Roat
Miti, miraggi e realtà del ritorno
 
 



Fare ritorno – nella propria città, dal lavoro, da un viaggio – sembra cosa realizzabile in modo abbastanza facile. Ma se tutto muta di continuo, sia pure impercettibilmente, c’è davvero la possibilità di tornar da qualche parte o da qualcuno? Hanno ragione Eraclito e Brecht, quando l’uno sostiene: “Nel medesimo fiume non è possibile entrare due volte”; e l’altro, esule a lungo, afferma: “Non lasciatevi sedurre! Non esiste ritorno”?
Comunque sia, dobbiamo sempre misurarci col cambiamento e va pur ammesso che di sera, tornando a casa, talvolta non siamo le stesse persone che al mattino l’hanno lasciata. Ogni ritorno, allora, è forse solo parziale, precario, in certi casi illusorio.
Francesco Roat di tutto questo scrive mediante 13 variazioni sul tema del ritorno – mancato o meno – trattando, fra gli altri, di quello biblico del Figliol prodigo, di Ulisse da Troia, di Euridice dall’oltretomba e dei nostalgici che soffrono il non poter tornare a casa; infine analizzando temi tanto coinvolgenti quanto problematici, come quello della reincarnazione e della resurrezione, nonché quello sulle difficoltà di chi è tornato da Auschwitz.