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Aveva chiamato un suo coniglietto di peluche Floc.
“Perché Floc?”
“Perché non è Flic”.
Era uno scherzo cosciente, un gioco sulla sua struttura ossessiva.
Ma in corsia incontro una donna affetta da Alzheimer. Conta fino a
cinque.
“Perché fino a cinque?”
“Perché non posso arrivare a sei”.
La logica è simile, solo che qui il peso è molto maggiore, il piccolo impedimento che permette al gioco di scattare si è esteso. E la signora riprende infatti a contare da 108, 109…
L’Alzheimer è anche il cedere alle tentazioni della logica. Che si ribella alle potenze psichiche che la circondano, ma anche alla stessa struttura che la sorregge, creando una sacca improvvisa, la stessa tra 5 e 108, non di ritiro confuso come nella demenza, ma di lucido vuoto.
Demenza o le tentazioni del ritiro. Si innesta sulla protesta. Alzheimer o le tentazioni della logica. Si innesta sulla ribellione.
Ma che cosa ha a che fare tutto questo con la nostra paura di scomparire?
La sfida si svolge sul terreno del sogno manifesto, terzo piolo di una teoria antiinterpretativa che colloca il soggetto fuori dalla cattura dell’Ine e dalle inquietudini agostiniane.