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«Per conto mio — afferma l’autore di queste pagine —, devo dire che se c’è un tema di fondo in tutto ciò che ho scritto, è il rapporto tra la parte che cambia e quella che non cambia nell’esperienza umana».
Fedele da sempre a questo suo classico impegno di scrittura Luigi Meneghello ce ne offre qui un saggio delizioso e persuasivo, riflettendo sulle forme e sullo stile con cui ha elaborato i materiali ed affinato i registri linguistici di Pomo pero, il romanzo pubblicato nel ’74 nel vano tentativo di concludere il ciclo dedicato a Malo, micro/macro-cosmo dell’infanzia e della giovinezza dell’autore.
Ma il rapporto con i luoghi, le immagini e, soprattutto, le parole del tempo più antico della propria formazione, si rivela ancora una volta inesausto per lo scrittore ed il paese del vicentino, con le sue voci ed i suoi personaggi, ci appare di nuovo come un cerchio sacro, un thémenos, (un “Ur-Malo”, appunto) dall’interno del cui perimetro, mai del tutto sondato, attingere continue possibilità di significazione. E ciò perché il “mondo è pieno di significati ambigui” ci dice Meneghello con un rapido schiudersi del pensiero alla delicatezza malinconica della sua ironia.
Ma come mettere in forma allora, senza sacrificarne le possibilità di senso, la sostanza non univoca dell’esperienza umana?
Il modo è proprio quello dell’ironia che addolcisce, allontanandola, la pressione dei ricordi e reinterpreta in nuovi racconti i rimandi e le parole offerti dalla vita e dalla letteratura.
E Meneghello narra così il suo lavoro che, come quello di un umanista quattrocentesco nel suo laboratorio di cultura, si concentra sul “problematico rapporto tra testo ed esecuzione”, fra il modo di sentire e il modo di esprimere ciò che avverte muoversi alla radice della propria e dell’altrui esistenza. Egli indaga, cosi, gli “antichi frammenti di energia e di passione” che la vita deposita ai margini dei propri percorsi e ne comprime il senso nella sua scrittura, modellando le parole ed il loro combinarsi, fino a raggiungere la leggerezza di uno stile che conserva e libera, in un medesimo tempo, tutta la densità dei significati.
(g.v.)