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Per il lettore sarà certo fonte di sorpresa scoprire che i luoghi e le figure privilegiate di questo libro (la prima significativa traduzione antologica in lingua italiana dell’opera poetica di Peter Robinson) sono in gran parte legati al nostro paesaggio e alla nostra storia culturale. Il fatto è che Robinson, ora professore di letteratura inglese in Giappone, ha vissuto a lungo nel nostro paese, traducendo alcuni dei migliori poeti italiani del nostro Novecento (da Montale a Sereni, cui sono dedicati alcuni intensi omaggi poetici; dalla Spaziani a Luciano Erba). Ma sarà ancora più singolare, su questo sfondo per noi (non per il poeta) domestico, rintracciare verso per verso la ricchissima, raffinata trama dei pensieri, delle sensazioni e delle citazioni (non solo letterarie, spesso figurative) che attraversano i nomi, le stanze, gli oggetti di questa poesia certo non naturalistica, ma nutrita di una quotidianità a volte cruda e petrosa, impenetrabile nella sua densità fenomenologica. Eppure non viene meno la commozione, quando il poeta, pazientemente, richiama nella scansione del verso il lungo, frantumato catalogo degli oggetti che sono stati un giorno vita: abolita ogni facile nostalgia, resta la densità misteriosa delle immagini, il loro incunearsi nel tempo di ora, fin sulla soglia di una simbolicità che il poeta, pudicamente, congela, nell’atto stesso in cui essa sembra rivelarsi.
Giancarlo Pontiggia