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Uscito dalla casa di Freud, a Hampstead, un vecchio psicoanalista ripensa al suo lavoro. Poi scrive sull’ascolto dell’anima, sul farsi e trasformarsi di uno spazio interiore in cui l’informe sogna la sua forma, e il continuo morire della vita è accolto nella compassione, divenendo memoria. Gli aprono la via i ricordi più antichi insieme a sogni recenti e a storie che il lavoro analitico ha ricostruito. Accompagnano la riflessione le immagini di un’arte molto amata: la pittura.
Scrivere diviene per lui un modo di addentrarsi là dove le immagini si formano e sono ordinate dalla “ragione poetica”, nel cui discorso traspare la “logica dell’anima”. Cerca la conoscenza nella narrazione: una teoria intessuta alla biografia, che sia un ri-presentarsi dell’anima; una poetica della psicoanalisi rivolta al divenire della differenza – a quel dischiudersi di un singolo nel tempo che Jung chiamava “individuazione”.