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Il volume raccoglie undici dialoghi fra Massimo Bonfantini e suoi amici dialoganti — artisti, semiotici, studiosi, musicisti -, scritti, recitati e pubblicati nell’arco di quasi vent’anni, e che hanno per oggetto argomenti riconducibili all’idea di arti utili.
Ma dell’arte, qui, non interessano tanto le opere, i testi, quanto la sua possibile prassi: la prassi dialogica. Le arti di cui in queste pagine si discute sono infatti le strade del saper fare: arte come poetica della vita dialogica e come tecnica per la costruzione delle armonie; arte come ecologia, verrebbe da dire; e arte come via del sentire – se stessi e gli altri e il mondo-ambiente – e della sensuosità della conoscenza.
Nei dialoghi iniziali sono in primo piano le funzioni più sensoriali, materiali e affettive della soggettività e del sentimento. Funzioni che non scompaiono mai, a dire il vero, e che permangono in ogni contatto ed empatia, anche quando lasciano il campo a relazioni di altro tipo: al rapporto con lo spazio, con gli oggetti, con i media. Di questo si parla nella parte centrale del libro.
Nei dialoghi finali la discussione sulle arti porta invece a riflettere sulle rappresentazioni della vita sociale: la polis e l’ambiente, gli orizzonti indefiniti delle città, le responsabilità del progetto e le visioni del futuro.