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“Un evento” scriveva Ernst Bloch, “non si esaurisce nel suo accadere… Stranamente c’è sempre qualcosa di più che succede là dentro”. Dinanzi alla smisurata ricchezza del mondo, alla sua inesauribile eccedenza di senso, il compito che ci attende è quello di inventare un ordine e una verità in mezzo a tutto quello che accade simultaneamente intorno, di modo che la realtà mostri a noi un lato visibile e rischiarato. Un compito che si rivela nella sua essenza estetico, se con questo termine vogliamo esprimere la capacità di essere sensibili alla “struttura che connette”.
Attraverso il riferimento centrale alla psicoanalisi, i saggi raccolti in questo libro intendono gettare luce proprio su quel processo di organizzazione dell’esperienza – in cui intelletto e passione, memoria e speranza si legano tra loro in modo indissolubile – con il quale si cerca variamente di disporre in maniera intelligibile e funzionale il succedersi degli eventi, conferendo ad essi un senso ed una direzione. Misurandosi con il disagio e la sofferenza della nevrosi. caratterizzati dall’incapacità di esprimere ordinatamente la storia di una vita, l’opera freudiana esprime in maniera paradigmatica il tentativo di porre riparto all’aspetto delirante dell’accadere, nel senso che esso fuoriesce ad ogni istante dal solco della nostra esistenza, destabilizzandola. Ma, come testimoniano le pagine di autori come Bloch, Rilke, Pessoa…, l’infinito rumore degli eventi non riesce a vincerci soltanto: esso regala al tempo stesso una specie di smisurata ricchezza dovuta a imprecisione. È la ricchezza del poeta, del filosofo, di quanti nel margine buio e di mistero che accompagna ogni figura arrivano a scorgere il nuovo che ci viene incontro, mutando il preesistente senso di prodigio che si sente aleggiare intorno alla reità in parola e progetto, in una consapevole utopia della condivisione di un cammino e di una meta. Questo tendere la mano verso le cose del mondo per estranio un “talismano”, sfruttando la compiacenza del momento, è la mossa felice che trasforma le verità acquisite in un enigma e le rilancia verso un ordine di tipo superiore, più complesso. È la mossa che consentì allo stesso Freud di salvare dalla dispersione la macchia d’inchiostro offertagli dal caso, e di cambiarla in una cosa del paradiso, nel talismano della sua felicità, che egli ha offerto a noi. La stessa mossa che, ricorsivamente, in modi sempre diversi, vorremmo noi stessi compiere ogni giorno, per passare dall’altra parte delle cose – al di là del loro incantamento di felicità -per sorprendere il mondo alle sue spalle e strappargli un segno, un senso ulteriori.