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Un’insolita acutezza dello sguardo caratterizza queste poesie. Si tratta di uno sguardo contadino e medianico, capace di cogliere in un dettaglio l’immagine del cosmo, in un modo di sedersi la complessità di una persona, in un modo di disporre gli oggetti la sua vocazione più essenziale. Sguardo infallibile, quello di Annalisa Manstretta, sia negli interni di una casa sia nell’esterno di un paesaggio: un paesaggio lombardo scrutato con la matita esatta della disegnatrice. Apparecchiare la tavola è apprestarsi alla vita, qui ci viene detto, nei giochi di luce sul soffitto scorrono i volti dell’universo: tende e armadi, lenzuola e cassetti svelano l’anima, secondo misteriose regole di affinità. Annalisa Manstretta è maestra di nessi. Vigne, salici e pioppeti sono dentro di noi e gli animali delle colline e delle montagne ci svelano parti antiche del nostro essere.
In questo notevole libro d’esordio, a lungo covato negli anni e nelle varianti, troviamo un raro esempio di poesia della natura: un mondo rurale di campi e argini, raccòlti e fiere di paese, un’energia degli elementi respira in questi versi esatti, intrecciati a un solido e concreto pensiero, a una vigile pronuncia morale. È difficile trovare oggi delle parole che registrano con tale adesione gli eventi naturali: basta leggere la bellissima poesia Come sono diverse le notti, dove il buio entra nella stanza, inghiotte le pareti e gli armadi, impregna l’anima e la conduce nei suoi regni.
Milo De Angelis