- Collane
- Amore e Psiche
 - Il Tridente Saggi
 - Il Tridente Campus
 - Narrazioni della conoscenza
 - Pensiero e pratiche di trasformazione
 - I volti di Hermes
 - Il castello di Atlante
 - Echi dal labirinto
 - Scrivere le vite
 - Fabula
 - Ritratti d'artista
 - Le forme dell'immaginario
 - Architettura e trasformazione del costruito
 - Quaderni di ergonomia
 - Biblioteca del Cefalopodo
 - IMM'
 - Altre proposte
 - Altro
 
 - In Vetrina
 - Prossimamente
 - Indici Analitici
 - Riviste
 - Ufficio stampa
 
    
_____________
 Tagore ogni mattina, durante le riunioni di meditazione, di fronte agli allievi e ai professori della sua scuola in Bengala, Shantiniketan – la casa della pace – lasciava sorgere dalla sua ispirazione parole che potessero guidare la giornata. Queste parole, espresse in una lingua unica, una sorta di prosa ritmica di straordinaria purezza, raccolgono in modo diretto e spontaneo l’essenza della sua esperienza spirituale e umana trasformandole un messaggio di istantanea, perenne attualità. Ora come allora è possibile aprire a caso queste pagine per essere trasportati nell’alba di una di quelle giornate e al tempo stesso essere ricondotti intimamente alla propria quotidianità nel riflesso di quello sguardo. Come ha ricordato l’economista Amartya Sen, che fu educato a Shantiniketan, quelle discussioni spaziavano dalla letteratura indiana tradizionale al pensiero occidentale, alle culture cinese e giapponese, all’insegna della massima apertura in cui, come ha detto un altro grande allievo di Tagore, il regista cinematografico Satyajit Ray, Oriente e Occidente si fondevano in una nuova sintesi.