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L’autrice accosta l’anoressia muovendo dal valore simbolico della malattia e del linguaggio enigmatico dei sintomi, riletti attraverso il mito di Kore rapita da Ade e trascinata nel mondo infero, lontano ed oscuro. Questo approccio – che si distanzia dalla visione riduttiva delle discipline medico-cliniche (e psicoanalitiche) – riconnette, attraverso il simbolo, la vicenda della storia personale a quella della cultura, allora è possibile “vedere” nelle ragazze in anoressia che vivono tutte intente a calcolare le calorie e a sottoporre i loro corpi a strenuanti esercizi fisici, un dramma ben rappresentato dal mito: quello dell’anima fanciulla che viene rapita da una oscura forza sovrapersonale e gettata in un mondo altro e sconosciuto. Il corpo della ragazza così svuotato della sua anima, tenderà a scomparire, forse nell’inconscio tentativo di seguirla e di farsi simile ad essa.
Quando nella vita di una ragazza irrompe l’anoressia, anche la madre, così come Demetra, è coinvolta in un dolore e in uno smarrimento al limite del sostenibile. Se vuole riavere la figlia, sarà costretta a scendere a patti con l’scuro dio che gliel’ha strappata e dovrà rinunciare al desiderio di riavere la fanciulla ingenua che ha perduto: entrambe, madre e figlia si trasformeranno proprio in virtù del confronto con le profondità a cui la malattia le ha obbligate. Non sarà Kore a tornare in superficie, ma Persefone, la conoscitrice dei Misteri.
Mari Ela Ponzeca, scegliendo una chiave di lettura mitica dell’anoressia offre al lettore la possibilità di vedere gli scenari profondi e inconsueti dell’anima fanciulla “corteggiata” dalla morte. Condizione drammatica della giovinezza che tuttavia nel suo nucleo mitologico – quello che Jung riteneva essere il centro dei complessi della psiche – allude al viaggio trasformativo del femminile in bilico tra il terrore e l’incoercibile attrazione verso le profondità archetipiche della psiche. Precisamente da questa tensione di opposti può scaturire la “terza via” che Jung ha sempre indicato come “soluzione” , vale a dire come contatto fra il mondo interiore e quello esteriore, nonché gradiente di creatività psicologica ed esistenziale. Precisamente in questa doppia e contraddittoria tensione dell’anima consiste la sfida inconscia delle ragazze in anoressia.