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Uno dei maggiori poeti del nostro tempo, Andrea Zanzotto, nel 1963, trascrive su un foglio quanto ha visto in sogno e la sua trascrizione si presenta come uno strano enigma, un gioco di I, di O, di D, che formano parole e si combinano in un ‘disegnino’. In effetti quel sogno è stato influenzato dal disastro del Vajont che nell’ottobre del 1963 ha spazzato via un intero paese, seminando distruzione e dolore. E perciò il ‘disegnino’ che va sotto il nome di Microfilm non è solo il resoconto d’un gioco onirico con delle lettere e parole, ma comunica un messaggio che riguarda in filigrana la nascita del linguaggio, la creatività, la produzione del senso, e con essi un’idea di cosmogenesi riguardante il caos creatore della materia. Passando per le vie di un’accorta lettura di questo ‘disegnino’ e con esso dei testi zanzottiani coevi, Luigi Tassoni s’interessa proprio al momento creativo del linguaggio, a ciò che viene detta la geneticità del testo.