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Altara è una metropoli di altre terre, di un mondo “così vicino e cosi lontano” da essere insieme noto e assolutamente ignoto. È l’anima condivisa di una moltitudine di esseri che ne percorrono incessantemente la superficie e le viscere, uomini, donne, bambini, cani, monumenti, autobus, viventi, morti, in amore, in lotta, in rivolta, in pace, nella quiete delle biblioteche; ma tutti esposti alla profezia della Grande Onda, che sommergerà un giorno lontano, o forse lo sta già facendo, i suoi abitanti, ignari ma talvolta presaghi. Uno sguardo affilato accompagna le vicende, gli incontri, i passaggi, le trepidazioni del sentimento; uno sguardo, quello dell’autore, immerso nel tempo di Altara, che è un tempo che scorre in maniera diversa, i cui frammenti fluiscono senza annullare quelli che li precedono, sicché l’inizio è anche la fine, e la fine l’inizio… Una grande metafora del tempo che viviamo.