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Dioniso è, nella mitologia greca, l’unico dio che totalmente contiene in sé l’uomo, in tutte le sue passioni e sembianze.
Il fuoco immateriale è l’inesauribile energia che lo possiede e lo fa esplodere in infinite personalità – in moltitudini di io deliranti – che attraversano il suo inconscio, e balenano come specchi nascenti l’uno dall’altro, e insieme coesistendo e moltiplicandosi.
Allora, la sua anima diventa mille anime, abitate da mille dèmoni, ed egli è simultaneamente il maschile e il femminile, il singolo e la folla, l’estasi e la crudeltà, l’oscurità e la luce.
Di continuo abbaglia e grida in ogni personalità e la sua apparizione genera un infinito teatro, in cui recita tutti i ruoli cangianti: e ha ogni volto, ha ogni nome.
È l’ardore dell’essere che è in noi, o il sogno di darci la vita da soli, passando – in istantanei salti della temporalità – dall’ominide spaventato e danzante al superuomo di Nietzsche, che crea se stesso nell’attimo eterno che ruota nel divenire, fino a David Bowman, l’astronauta superstite di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick.
È “l’uomo-oltre”, Ubermensch, che oltrepassa i suoi limiti d’argilla; o il “Bambino delle stelle”, in cui si riflettono gli astri.
Dioniso è l’inconscio dell’uomo, che invia se stesso sul palcoscenico dell’io e dei mondi.
È lui il doppio e il nudo, sempre bisognoso di travestirsi e di apparire, mentre si nasconde e si mostra, crea e distrugge, ama e uccide.
Da Appunti di lavoro dell’Autore