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Il libro esamina la base conflittuale della struttura economica del tempo presente, che si regge sulla competizione in cui il più forte (il “migliore”) scaccia il più debole (il “peggiore”). In questo contesto sociale competitivo i desideri e i bisogni umani acquistano loro stessi caratteri sempre più competitivi e il consumo diviene la palestra in cui essi esprimono la loro arroganza, il proprio essere “più” degli altri. Che quindi si tratti di giudicare, o che si tratti di consumare, sarà all’opera sempre un punto di vista, una posizione espressa dall’Io di ciascuno, che avrà allora necessariamente un carattere individuale e parziale. Un’importante ipotesi che il libro avanza è che sia proprio questo eccesso di individualismo e confronto, quasi ossessivo, con l’altro, tipico della nostra epoca, a far prender coscienza dei pericoli che la parzialità delle prospettive comporta, e a cercare quindi altre strade nel relazionarsi tra gli uomini. Sembra allora affacciarsi la consapevolezza che sia urgente, anzi quasi vitale – se si considerano i riflessi sull’ambiente di questa psicologia individuale cosi particolarmente aggressiva – allargare la prospettiva dello sguardo oltre il soggetto e le sue pretese per far emergere la valenza e il senso anche delle opinioni non condivise, o dei bisogni e dei desideri che non sono propri, ma altrui: si fa cosi strada la contemplazione della panoramica delle opinioni che tende a contrastare e ridimensionare lo strapotere dell’Io. Questo progressivo affiancamento della contemplazione al giudizio – che si avvale basilarmente del pensiero di Jung e di Heidegger e che mette in risalto la capacità di smarcarsi da una posizione eccessivamente monolitica dell’animo umano – consente al libro di azzardare, nella sua parte finale, la proposta del voto plurimo a disposizione di ciascun votante, nelle molte occasioni di confronto d’opinione, anche di natura elettorale o referendaria. La contemplazione della pluralità altrui evoca e risuscita la frammentazione delle proprie varie parti, il che può produrre orientamenti differenti, anche di natura politica, a seconda degli ambiti problematici da affrontare.