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Se esiste l’arte di animare le opere d’arte, allora Christian Galliard ne è un maestro. Egli non cerca spiegazioni nella vita psichica di un autore, non costruisce psicobiografie. Al contrario, si rivela un vero psicoanalista dell’opera d’arte, entra nell’intimità delle figure rappresentate siano esse persone, paesaggi o oggetti. Le interroga, dialoga con loro, cerca di individuare i loro rapporti reciproci e gli anelli con figure di altre opere. Ci può capitare così di vedere un dipinto di un’epoca tramite lo sguardo di un dipinto di un’altra epoca (“la madonna di Verona non crederebbe ai suoi occhi”).
Galliard appoggia la sua lente d’ingrandimento sulle donne. Esse si raccontano tramite la loro presenza fisica e si mutano nel rappresentarsi.
Si sono tolte i veli, e mostrano la loro essenza in modo sempre più corporeo, più ravvicinato allo spettatore e allo stesso tempo si sottraggono all’essere rappresentate. Quello che rimane è simile a un simbolo: “questo è e non è il sesso di una donna” (L’origine del mondo, di Courbet). Per interrogare le opere Galliard usa la stessa delicatezza, la stessa determinazione a non fermarsi all’apparenza, che appartiene al lavoro clinico: non una interpretazione, ma un ascolto immaginativo.
Tutto questo produce un effetto sorprendente. Non soltanto riesce ad animare le figure: “nel pozzo ci si potrebbe rispecchiare,… si muovono le foglie dell’albero,… il braccio compie il gesto iniziato,… la veste si scompone”. Succede di più, prendono vita anche i mezzi espressivi. Il rosso scorre da un quadro all’altro e attraversa secoli trasformandosi, cambia emozione e codice simbolico, da sacro diventa sangue, eros, sesso, dolore, per poi di colpo sparire (Melanconia nera, di Dùrer) e riapparire in una tonalità che mai si è vista prima (Malinconia rossa, di Cranach). Anche i nomi più grandi – Leonardo, Botticelli, Dùrer, Cranach – non appaiono isolati, ma rappresentano tappe che un’unica essenza creatrice ha incontrato nel suo percorso. E si tratta di un percorso non descrivibile e visibile per intero. I quadri comunicano direttamente attraverso i secoli l’uno con l’altro.