- Collane
- Amore e Psiche
- Il Tridente Saggi
- Il Tridente Campus
- Narrazioni della conoscenza
- Pensiero e pratiche di trasformazione
- I volti di Hermes
- Il castello di Atlante
- Echi dal labirinto
- Scrivere le vite
- Fabula
- Ritratti d'artista
- Le forme dell'immaginario
- Architettura e trasformazione del costruito
- Quaderni di ergonomia
- Biblioteca del Cefalopodo
- IMM'
- Altre proposte
- Altro
- In Vetrina
- Prossimamente
- Indici Analitici
- Riviste
- Ufficio stampa
Religioni, psicoterapie, counselling filosofici si propongono all’uomo di oggi come differenti risposte al male di vivere, ciascuna con la pretesa di essere ciò che può efficacemente funzionare. Dentro questo supermarket di offerte il volume offre una risposta provocatoria: esperienza religiosa, psicoterapia e filosofia sono tutte necessarie per rispondere al bisogno dell’uomo. Ciascuna apporta qualcosa di suo che è indispensabile, ma che funziona solo in relazione alle altre due, solo, cioè, attraverso una contaminazione feconda. Abbiamo bisogno della filosofia, perché solo essa conosce a fondo l’uomo, il dramma della sua esistenza e dell’angoscia di fronte alla sua stessa libertà e precarietà. Ma la filosofia, nata dal logos e dimorando nel logos, non conosce il mondo oscuro delle passioni e delle emozioni, che non può essere né razionalizzato, né rimosso e che neppure si può pretendere – con hybris – di dominare. Per questo abbiamo bisogno della psicologia, perché senza di essa non siamo in grado di svelare le dinamiche e le radici profonde dell’angoscia e il mondo oscuro dell’inconscio. Ma la psicologia, sradicata dalle sue origini filosofiche e mitico-religiose, rischia, a sua volta, di perdere l’anima riducendola a mente o, più radicalmente ancora, a cervello. Questo le preclude la possibilità di comprendere a fondo il desiderio dell’uomo e quel bisogno che solo una prospettiva assoluta o metafisica è in grado di colmare. Allora sono necessarie anche le religioni, perché solo esse offrono una risposta definitiva all’angoscia, una risposta che consiste nell’esperienza di una relazione assoluta con l’Assoluto. Una esperienza di relazione che non può essere formulata con le categorie del logos, ma che si può dire solo con le immagini del mito e può essere sperimentata solo nella mediazione del rito. Ma le religioni, a loro volta, misconoscendo l’inconscio, corrono il perenne rischio di proiettare e reificare le immagini archetipe e i simboli da cui si originano, riducendoli a dogmi e dottrine in opposizione tra loro, segni sterili, incapaci di parlare all’uomo del terzo millennio. Ecco perché solo una contaminatone feconda tra le tre può costituire una efficace risposta al bisogno profondo del cuore umano. L’approfondimento di questa tesi si sviluppa attraverso una serie di riflessioni e di provocazioni aperte al confronto, di suggestioni che intendono stimolare un dialogo. Il tutto con una particolare attenzione ad un linguaggio semplice e chiaro, comprensibile anche a chi non ha strette competenze teologiche, psicologiche o filosofiche.