- Collane
- Amore e Psiche
- Il Tridente Saggi
- Il Tridente Campus
- Narrazioni della conoscenza
- Pensiero e pratiche di trasformazione
- I volti di Hermes
- Il castello di Atlante
- Echi dal labirinto
- Scrivere le vite
- Fabula
- Ritratti d'artista
- Le forme dell'immaginario
- Architettura e trasformazione del costruito
- Quaderni di ergonomia
- Biblioteca del Cefalopodo
- IMM'
- Altre proposte
- Altro
- In Vetrina
- Prossimamente
- Indici Analitici
- Riviste
- Ufficio stampa


L’immagine di sé, quella restituita da uno specchio come dallo scatto di un otturatore, è sempre affare di Narciso, di colui il quale, rimirandosi, vive un soprassalto di coscienza, fa un passo in là (forse decisivo) nel cammino della propria stessa conoscenza, si vede come mai prima era arrivato a vedere. (Sergio Vitale)
Le vie che si sono dipartite dalla vecchia psicopatologia dell’espressione sono vie dell’ulteriorità, quelle che deve percorrere nella “cura” degli altri chi dell’accadere del mondo ha una visione complessiva, solidale, partecipe, asseritrice incondizionata di diritti. (Sergio Piro)
La realizzazione di un fotoromanzo può essere la simulazione sperimentale di un’esistenza folle, cioè vincolata a una possibile diversità-ambiguità, che tuttavia risulta forzata e piegata all’identità-univocità della normalità. Si produce, così, un doppio effetto: il fotoromanzo cura la follia dalla sua ostinazione (realistica!) nell’opposizione alla realtà; e, parimenti, cura la cura della follia dalla sua ostinazione nella rieducazione alla realtà, nell’assimilazione del possibile al reale. (Italo Valent)