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«Quando gli arabi mi riconosceranno, mi batterò insieme a loro contro i nostri comuni oppressori»: così scriveva nel 1975 il poeta e cantautore Herbert Pagani, ebreo di sinistra, come egli stesso si definisce.
Ma chi sono i “comuni oppressori” degli ebrei e dei palestinesi? E perché, dopo più di cinquant’anni, in quella piccola terra la convivenza resta difficile e la pace un sogno?
Dopo l’attentato dell’11 settembre alle Twin Towers, associare la follia terrorista di Osama Bin Laden alla questione israelo-palestinese è stato per molti un atto spontaneo e irriflesso. Ma già troppe volte la tragedia palestinese e i diritti dello Stato di Israele sono stati, per i fondamentalisti islamici, un facile pretesto; così come troppe volte le potenze occidentali non hanno saputo trovare una strategia per disarmare il terrore e intraprendere la giusta via della pace. Che cosa e chi impedisce, allora, che questa via venga finalmente tracciata? Attorno a questa domanda, l’associazione Amici del Museo d’Arte di Tel Aviv ha chiamato politici, storici e giornalisti a discutere e riflettere.