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Un libro illuminato, crudo, ma non privo di speranza, per proiettarsi verso un futuro fondato sulle nostre radici culturali e sapienziali
La conoscenza non coincide con la padronanza filosofica e scientifica del pensiero. O con l’accumulo di informazioni corrette intorno alla vita, ma con la stabilizzazione di livelli di coscienza illuminati, attraverso una costante disciplina interiore.
Noi occidentali dovremmo rivolgere il nostro sguardo ai Misteri Eleusini, alle iniziazioni orfiche e a quei pensatori che platone definiva sophoì, ovvero Sapienti, e che hanno nome Eraclito, Empedocle, Parmenide, Pitagora, ma anche ai grandi nomi della conoscenza tragica, Eschilo, Sofocle, Euripide, per non citare che i maggiori.
Guardare alle redici della nostra cultura significa anche guardare alla sapienza d’Oriente, perché anche di essa (oltre che dello sciamanesimo iperboreo e della spiritualità indiana, persiana e mesopotamica) era pervasa la spienza di Pitagora, Eraclito, Parmenide, Empedocle, Democrito e Platone.
Questo tragitto Sulle tracce della sapienza cui il nostro autore ha già dedicato un omonimo fortunato libro, consente di fare colludere e collidere la grande esperienza conoscitiva originaria orientale-occidentale con le acquisizioni della scienza più avanzata (neuroscienza) e le domande di rinnovamento culturale e interiore poste dalla crisi della civiltà contemporanea.
Questa è la misura, la sfida per le donne e gli uomini dei prossimi decenni. Oggi la storia impone la più severa delle alternative: evolvere culturalmente e spiritualmente, in una rivoluzione antropologica che ponga il centro degli individui nel Sé e non nell Io ordinario, ripensando ai cardini e ai fondamenti della consociazione planetaria, o sprofondare in una barbarie e devastazione irreversibile e, come tutti vedono, già in atto dello habitat naturale e umano.