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Asymmetron ruota attorno ad un tema «tra i più sodi e insieme fecondi nella storia delle idee». Si tratta della relazione. D pensiero comune, ma anche il procedere analitico della conoscenza scientifica, credono che la relazione sia il risultato di un’operazione che unisce elementi separati. Ciò che era diviso e a sé stante è ora congiunto in un’unità di senso. Ma Valent, innestandosi nella grande tradizione del pensiero dialettico di cui le pagine di Asymmetron costituiscono uno splendido supplemento, ritiene la categoria della relazione una «struttura immediata, organica, autoproduttiva». Una categoria, quindi, che implica, anche nella sua attestazione più elementare, il richiamo «a un asymmetron, all’enigmatica, ineffabile incommensurabilità, dell’Uno. dell’Assoluto, del Tutto». La relazione, che il pensiero quotidiano racchiude nella reciprocità isolata di un rapporto simmetrico, si scopre così aperta e sollecitata dal tutt’altro che, con le sue infinite scansioni, struttura la realtà intera. Ecco che il semplice, questo «primo e fondamentale mito della ragione», rivela già in se stesso quella piega, quella duplicità intestina ed elementare, che inaugura un movimento duplice in se stesso, estroflesso e introflesso. Da un lato c’è l’eterna ghirlanda brillante della rete di relazioni che è il reale stesso, nella sua totalità. Dall’altro c’è la relazione della relazione, l’autoriferimento del semplice per cui l’essere si flette e si tocca in se stesso. In Asymmetron, l’attenta ricognizione di alcuni luoghi decisivi del pensiero novecentesco quali le filosofie di Wittgenstein, di Bradley e Simmel – autori che, tuttavia, il canone storico-filosofico non suole annoverare fra i classici del pensiero dialettico alla stregua di Hegel, Marx o Gentile -, consente a Valent di delineare una rilettura della dialettica originale, innovativa, feconda e sorprendente, che non ha paragoni nell’ambito dell’intero pensiero filosofico contemporaneo.
Andrea Tagliapietra