| La Salamandra |

pagine : 143
dimensioni : 17x24
prezzo : € 12,91
ISBN : 9788871860220
Anno di pubblicazione : 1991



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Carlo Mariani
Alfabeto leopardiano
 
 



Fra i massimi poeti della modernità Giacomo Leopardi è stato forse quelle più frainteso e inascoltato, soprattutto sul piano della riflessione filosofica. Il mo­tivo è nella lucidissima e profetica opposizione del suo pensiero così controcor­rente rispetto all’entroterra intellettuale del suo tempo. Uno dei punti centrali di tale pensiero si concentra sul netto rifiuto di tutte le soluzioni consolatorie dello storicismo dialettico del primo ottocento e sulla formazione di una nuova cosmologia, incentrata sul carattere distruttivo della ragione separata dall’illu­sione e dall’immaginazione.

Nei modi e nell’impianto di un dizionario (accogliendo idealmente una lon­tana sollecitazione dello stesso Leopardi all’editore Stella) Carlo Mariani riper­corre, con leggerezza narrativa ma anche con forte rigore filologico, alcune voci dell’universo letterario e speculativo del poeta di Recanati, dai grandi concetti morali alla sospensione lirica e sentimentale delle canzoni. Queste voci formane un saggio compatto e organico, nel quale l’autore, attraverso una fitta rete di rimandi interni e sottili connessioni, ricostruisce un percorso ermeneutico che vuole sottolineare la lezione fondamentale del materialismo classico e settecen­tesco, da Luciano a Holbach, entro cui Leopardi andava maturando scelte auto­nome e radicali.

Alla luce delle discussioni leopardiane più vive, gradualmente affiora come un finissimo filo conduttore l’immagine d’un Leopardi poeta filosofo, che nel­l’atto concreto della scrittura — avvertita in tutta la sua interezza — associa ri­cerca stilistica e ricerca speculativa, in un rapporto inscindibile su cui si fonda la poeticità stessa. Così dalle pagine altissime e concentrate delle Operette e dei Canti, Leopardi esprime “nella sera delle umane cose” un nichilismo senza spe­ranza oltre il quale, però, la forza della poesia sa sollevarsi in un’estrema illusione.

Paolo Ciro