pagine 144 | prezzo 14,00€ | cm 14,5,x21

In un campo ai bordi di un’autostrada, alcuni esseri umani si trovano a vivere la loro condizione di parlanti. Parlano una lingua ridotta all’osso. Sono i Tolki. Con loro vive Tasàr, alterego di Balthazar, asinello celebrato da Robert Bresson nel cinema. Nel campo c’è fango e neve. C’è un rifugio e uno schermo. Una corda. Una palizzata.

Tasàr è il quinto libro della sequenza poetica sui Tolki, con cui Ida Travi ha inaugurato la sua poetica epopea contemporanea, dove campeggiano non le grandi gesta degli eroi, ma i minimi gesti dei sopravvissuti.

Chi sono i Tolki? Scrive Ida Travi:“Penso a un Tolki come a un parlêtre, un essere marchiato dal linguaggio. Parlêtre è un neologismo di Lacan che fonde l’essere al linguaggio. Vedo i Tolki come lavoranti o non lavoranti, esseri che nello scontro con la poesia assumono in se stessi il peso d’una lingua povera, dura come una colpa, leggera come una liberazione”.


 
pagine 152 | prezzo 22,00€ | cm 17x21

Un libro che non vuole celebrare la favela, ma che da una maniera di vivere ne ha tratto un metodo, diventato esperienza incisiva e quindi replicabile. Conveniente; perfino desiderabile. Infatti, chi non vuole il bello?

Quando il vuoto viene riempito da un’umanità in atto, tutto cambia. Anche un luogo come la favela, che non fa audience  ma che, vissuta come qui viene illustrato e descritto, sprona ad uscire da un pensiero collettivo oramai sterile e a ripopolare le nostre povertà, le nostre favelas di disagio, con la medesima vivacità e con lo stesso sguardo di speranza che molte opere silenziose coltivano ai quattro angoli del mondo. Chiedono tutte la stessa cosa: guardare, ascoltare, abbracciare; e lo fanno partendo da un’umanità riscoperta amica, alleata.

Starci, quindi, per tornare a capire che una compiutezza lieta è possibile. “Ogni sguardo ha un sapore eterno”, viene ricordato. Sia per estensione nel tempo, che come profondità dell’istante.

Queste pagine rappresentano un breve viaggio fatto d’immagini, testimonianze e perfino note musicali, per rivelare un modo di vedere oltre, per riscoprire quel desiderio di bellezza che cova nel cuore e che ovunque si accende, non appena intravede – quasi presentendolo – ciò che gli corrisponde.