Questo libro, diretto a un pubblico di professionisti ma anche di studenti e di curiosi, nasce dall’esperienza di un piccolo gruppo di analiste junghiane, da anni impegnate nel campo della terapia con le coppie. La relazione di coppia vive infatti da decenni una fase di crisi e di ristrutturazione, che spesso fa sorgere una domanda di aiuto psicologico.

Il lavoro delle autrici è orientato alla ricerca di un modello teorico-clinico sistematico, congruo con l’identità junghiana, benché aperto al dialogo con autori di altri orientamenti analitici.

Il volume si articola in due parti. La prima parte include presupposti teorici, rivisitati nell’ottica di una psicologia della coppia, e corredati di esempi clinici. Vi si svolgono temi quali: la visione della relazione, fondata sul concetto di corpo sottile; il continuum dell’inconscio dal personale al collettivo; i complessi e le immagini archetipiche nel singolo e nella coppia; la costellazione familiare e la trasmissione inconscia tra le generazioni.

La seconda parte approfondisce il processo terapeutico.  Sono sviluppati argomenti quali: le fasi della terapia, il metodo analitico e i caratteri del setting con le coppie; il lavoro sui sogni; la valorizzazione delle immagini tramite il metodo del Gioco della Sabbia, in specifica e innovativa applicazione al campo della terapia con le coppie. Nel rivisitare concetti centrali della psicologia junghiana, come il concetto del Sé, si esplicita come l’individuazione sia un processo tanto individuale quanto relazionale.

Come affermano le autrici il lavorare con le coppie, ancor più che la terapia individuale, richiede che l’analista, formato nella propria analisi, nel training e in un continuo aggiornamento, rinunci non al rigore metodologico, bensì a un modello precostituito.


 
pagine 168 | prezzo 20€ | cm 14,5x21

Orizzontalità, autonomia, flessibilità, self-management: nel corso degli ultimi decenni un pugno di concetti ha orientato una mutazione genetica del mondo del lavoro. Cambiamenti imposti dall’alto tramite nuove forme di gestione sono andati di concerto (nella maggior parte dei paesi europei) a nuove legislazioni tese a smantellare garanzie e diritti novecenteschi. Ciò ha contribuito a una precarizzazione della vita lavorativa che, parallelamente, veniva promossa con insistenza presso i lavoratori “nel loro stesso interesse” da una retorica diffusa in modo capillare (dai Master in business administration più costosi ai manuali di self-help e ai barbecue aziendali). Scisso tra desideri di libertà e un disciplinamento (di ritmi e corpi) reso sempre più serrato dalle nuove tecnologie, il rapporto delle soggettività contemporanee con il lavoro attraversa un cambiamento epocale.
Da circa trent’anni Christophe Dejours indaga le conseguenze nefaste per la salute mentale delle organizzazioni manageriali del lavoro, diventate prassi generale dagli anni ’80 in poi. Purtroppo la storia gli ha dato ragione: nelle imprese e in diverse aree i suicidi si moltiplicano. Nella prima parte del libro, sono analizzate perciò le condizioni di lavoro in un servizio di rianimazione di un ospedale pubblico e in una impresa di telefonia. Si scopre che le derive del lavoro non cessano di aggravarsi, nel settore pubblico come in quello privato. Se l’esplosione di sofferenza nel lavoro oggi è riconosciuta, non lo è altrettanto la responsabilità di cercare nuove ipotesi di organizzazione e di predisporre una osservazione per verificare se funzionano umanamente. Questo è l’oggetto della seconda parte del libro: Dejours rende conto di un’esperienza fatta lungo sette anni con un economista allo scopo di trovare una re-organizzazione del lavoro che possa garantire la tutela della salute mentale insieme alla tutela della riuscita commerciale dell’impresa. L’autore fornisce a chi governa tutte le chiavi per cambiare finalmente la forma del lavoro e, di conseguenza, anche della società.

Christophe Dejours è psichiatra, psicoanalista e docente e Direttore di ricerca in Psicologia Clinica, Psicopatologica e psicoanalitica all’Université Paris V. Professore al Conservatoire national des arts et métiers (CNAM) di Parigi, in cui dirige il centro di ricerca Psychodynamique du travail et de l’action, è uno dei più importanti studiosi delle patologie contemporanee in contesti lavorativi. È membro titolare dell’Association Psychanalytique de France. Questo è il suo secondo libro tradotto in Italia. Il primo: L’ingranaggio siamo noi. La sofferenza economica nella vita di ogni giorno (il Saggiatore).