Il Tridente Campus | Atque
Metamorfosi del vivente
 
 
pagine 208 | prezzo 20€ | cm 14,5,x21

Questo fascicolo di «atque» si occupa della questione della metamorfosi del vivente che in vario modo attraversa differenti filoni di ricerca scientifica in zone di confine della psicologia e la psicoterapia che tanto possono giovare proprio al pensiero psicologico e psicoterapeutico e i relativi saperi. Come sappiamo, il termine ‘metamorfosi’ ha una lunga storia. Già nella mitologia greco-romana, come attesta l’opera di Ovidio, la metamorfosi esprime la dinamica del rapporto tra il mondo degli dei e quello degli uomini: una dinamica che ha sempre come scena e spesso come protagonista il mondo della natura in ogni suo aspetto. Se pensiamo poi alla tradizione democritea ed epicurea vediamo stabilirsi una persistenza del principio della metamorfosi anche nel naturalismo settecentesco: per esempio, con le ricerche di Linneo e quelle del Goethe scienziato […]. Ma il principio della metamorfosi del vivente con i relativi esiti che qui si vogliono discutere, ha ispirato e continua a ispirare la letteratura, e più in generale, l’arte contemporanea. Basti citare qui l’eponimo racconto di Franz Kafka ma anche la parte più visionaria della cinematografia di Cronenberg – da The Fly (La mosca) a Crash. Molti sono gli ambiti di ricerca dove la visione morfologica è attualmente presente. Nell’ordine che qui ci siamo dati, tale prospettiva il lettore la troverà dispiegata in otto ambiti diversi ma variamente confinanti tra loro, e precisamente: nel versante antropologico della filosofia, nella storia della letteratura tedesca, nella filosofia della scienza dove la sua pratica si intreccia con i problemi biologici e insieme psicologici dei trapianti, nella storia dell’estetica, nella filosofia della scienza e della tecnologia, nella filosofia della mente e il suo approccio sistemico, nella fisica teorica e i suoi studi di fisica dei sistemi biologici e del cervello, così come – per concludere – nell’intreccio tra filosofia, biologia e letteratura.


 
pagine 160 | prezzo 16,00€ | cm 14,5,x21

Questo libro tratta del rapporto controverso tra femminismo e psicoanalisi a partire dalla concezione dell’inconscio. L’inconscio è la “carta coperta” delle pratiche di donne, e ne indica impreviste capacità di trasformazione. Il femminismo degli anni Settanta, prendendo le distanze dall’oppressione patriarcale, cercava forme inventive attingendo con molta libertà dalla psicoanalisi, ritraducendola in alcune pratiche. Nel nostro tempo, in cui la presenza femminile pubblica è molto diffusa e vediamo nuovi movimenti di donne, bisogna sostenere la necessità dell’ascolto dell’inconscio. Le tecnologie adoperate per il dominio sulla vita umana pongono una domanda inquietante: ci stiamo avviando verso un mondo senza inconscio? Questa domanda tocca particolarmente le donne, il cui corpo è ancora oggetto di manipolazione.
In questo libro si testimonia anche la preoccupazione che riguarda le sorti della differenza femminile, la cui presenza pubblica può essere cancellata se non si rilancia la pratica dell’autocoscienza e non si fa più ricerca sui processi inconsci che ci attraversano. Si rischia di scivolare di nuovo verso un mondo fagocitato dalla finzione del neutro maschile.

Chiara Zamboni insegna Filosofia teoretica all’Università di Verona. Da più anni si occupa di pensiero femminile e ha dato vita con altre alla comunità filosofica “Diotima”. Tra le sue pubblicazioni: Parole non consumate. Donne e uomini nel linguaggio (Liguori 2001), Pensare in presenza. Conversazioni, luoghi, improvvisazioni (Liguori 2009). L’inconscio può pensare? Tra filosofia e psicoanalisi (Moretti&Vitali 2013), Una filosofia femminista. In dialogo con Françoise Dolto (Manni 2015). Ha collaborato ai diversi volumi di Diotima, pubblicati dal 1987 a oggi. Da anni collabora con il Master di Duoda (Università di Barcellona).