pagine 152 | prezzo 22,00€ | cm 17x21

Un libro che non vuole celebrare la favela, ma che da una maniera di vivere ne ha tratto un metodo, diventato esperienza incisiva e quindi replicabile. Conveniente; perfino desiderabile. Infatti, chi non vuole il bello?

Quando il vuoto viene riempito da un’umanità in atto, tutto cambia. Anche un luogo come la favela, che non fa audience  ma che, vissuta come qui viene illustrato e descritto, sprona ad uscire da un pensiero collettivo oramai sterile e a ripopolare le nostre povertà, le nostre favelas di disagio, con la medesima vivacità e con lo stesso sguardo di speranza che molte opere silenziose coltivano ai quattro angoli del mondo. Chiedono tutte la stessa cosa: guardare, ascoltare, abbracciare; e lo fanno partendo da un’umanità riscoperta amica, alleata.

Starci, quindi, per tornare a capire che una compiutezza lieta è possibile. “Ogni sguardo ha un sapore eterno”, viene ricordato. Sia per estensione nel tempo, che come profondità dell’istante.

Queste pagine rappresentano un breve viaggio fatto d’immagini, testimonianze e perfino note musicali, per rivelare un modo di vedere oltre, per riscoprire quel desiderio di bellezza che cova nel cuore e che ovunque si accende, non appena intravede – quasi presentendolo – ciò che gli corrisponde.


 
pagine 112 | prezzo 12,00€ | cm 14,5x21

Queste di Nadia Scappini appartengono al tipo di poesie che accadono a ogni lettura. È adesso che noi vediamo ciò che l’autrice vede e, soprattutto, partecipiamo al suo dialogo ininterrotto con le persone vive e morte (fratello, marito, genitori, amici, poeti) stando essenzialmente nel cuore delle relazioni – relazione la poesia stessa. Sembra infatti che Nadia abbia scoperto il segreto del mondo, ma ogni volta ricomincia dalla stessa scoperta: ogni suo testo è scritto come se fosse evocato, imponendosi inatteso alla mente. A quel punto non resta che farlo scendere sulla pagina, sull’onda della musica, in questo libro accuratamente scandita, che di continuo lo accompagna. Così, piano piano, lo sguardo si mette a posto, le parole vengono pronunciate per i giusti destinatari e la poesia collabora a un’idea di risarcimento delle ferite e del passato, a una sorta di “redenzione”, perché «bisogna pur cominciare a riparare le parole».