Questo saggio ruota attorno ad alcune intuizioni di Carl Gustav Jung e all’impalpabile e onnipresente timbro dell’amore, necessario in ogni relazione umana e, allo stesso tempo, sfuggente e indecifrabile.
Sospeso tra codificazioni psicoanalitiche e aperture “poetiche” il testo ripercorre le vite dello psicoterapeuta Bruno e del suo “antico” paziente Marcello. I concetti di transfert e controtransfert sembrano perdere il loro connotato tecnico per divenire forme di relazione umana sostenuta da un’affettività calda e visionaria. I ricordi e i pensieri dei due protagonisti si intrecciano con brani poetici e piccoli frammenti di vita quotidiana che segnano un cammino personale, ma condiviso. Un rispecchiamento e un distanziamento al tempo stesso.
La tensione all’individuazione, teorizzata da Jung, è un architrave portante di questo scritto, così come la dissociazione fisiologica della psiche che costituisce un formidabile portato clinico dello psichiatra svizzero, che smantella alle fondamenta ogni pensiero psichiatrico nosografico e categorizzante, restituendo respiro e anima all’attraversamento “sintomatico” di una vita.

Massimo Disint è Medico Chirurgo Specialista in Psichiatria e Psicologo Analista. Formato presso l’Aipa è attualmente membro Ordinario Arpa e IAAP. Ha lavorato per oltre 25 anni nei servizi psichiatrici territoriali, nelle Residenze riabilitative Psichiatriche e nei Servizi Psichiatrici di diagnosi e cura. Svolge attività privata come psichiatra e psicologo analista. È autore di oltre quaranta articoli in materia di psicopatologia e di un saggio di Psicologia Analitica che cerca di indagare il vissuto collettivo durante la Pandemia da Coronavirus (L’eco negli occhi, Edizioni Magi, 2020).


 
pagine 256 | prezzo 18€ | cm 12x18,5

Scarabaeus, romanzo, è parte di una trilogia, i Romanzi dei Tre Maghi, di cui il primo, Il romanzo di Manfred Macmillen, è già stato pubblicato in questa stessa collana nel 2017. La vicenda si snoda nella città più rappresentativa della sensibilità simbolista e decadente: Venezia, con i suoi palazzi fatiscenti e le strade deserte o animate da quella che sembra una perenne festa. Ma una festa in cui occhieggia costantemente la maschera della Morte Rossa di Edgar Allan Poe, portando con sé un senso costante di fine e di disfacimento. Marcel, il protagonista, si muove nelle stesse atmosfere di un Dorian Gray e di un Des Esseintes, tra stoffe pregiate, profumi, amanti disperati ed estenuata sensibilità, tra antiche storie e segreti, veleni e magia. Dandismo, nella più alta delle sue declinazioni, animato da una «lussuria fredda», fredda eppure passionale, che disprezza il piccolo commercio della logica.